Francesco Saverio Intorcia e Marco Mensurati per La Repubblica
Il destino di Carlo Tavecchio nella corsa alla presidenza federale è appeso a un filo, quello della Lega di A. Juventus e Roma preparano un documento da sottoporre alle altre società: una mozione per coagulare tutti i dubbi e promuovere il commissariamento della Figc.
La tesi è questa: Albertini non può vincere, ma Tavecchio, pur superando il 50% in terza votazione, non avrebbe i numeri per governare e fare le riforme. Di qui la proposta di fare la conta e sfiduciare il candidato forte. Necessità di un confronto auspicata anche da Antonio Percassi, patron dell’Atalanta, fino a ieri fra i pro-Tav: «Non è bello e costruttivo spaccarsi giorno per giorno: meglio parlarne tra noi presidenti in assemblea».
Quella del 24 luglio ha registrato 18 sì su 20 per Tavecchio, poi le sue gaffe ne hanno limato il consenso. La partita si gioca qui: un ribaltone in A può decidere le elezioni di lunedì prossimo. «Finché ho i voti vado avanti», ripeteva anche ieri Tavecchio ai suoi collaboratori. Ma lui stesso ha ammesso che, venendo meno l’appoggio di una Lega, farebbe altre valutazioni.
Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ieri al Ministero del lavoro per un protocollo d’intesa sull’apprendistato giovanile nello sport, ha scherzato pubblicamente con il capo della segreteria tecnica, Bruno Busacca: «Potrei mettere lui come commissario in Figc, ha giocato a calcio… ».
Poi, più seriamente, ha ribadito: «Serve un veggente per indovinare il finale di questa partita. Un passo indietro di Tavecchio e Albertini? Ci sarà una sorpresa, ma se la svelassi non sarebbe tale. Se un candidato prende il 50,01 alla terza votazione, sarà presidente, a oggi il commissariamento non ci sarebbe. Ma vado in ferie pronto a tornare: forse farò vacanze romane, quelle di Gregory Peck e Audrey Hepburn non erano così male…».
Seccato Abodi, presidente della B: «Non faccio la cassandra, se Malagò ha una sorpresa ce lo dica. Il commissariamento è un fatto oggettivo. Se poi sia opportuno andare avanti a prescindere dalle maggioranze, questo sta alla coscienza di Carlo Tavecchio».
Il favorito anche ieri era nel suo ufficio della Lnd. Ha preso alla lettera le parole di Malagò: il 50,01% lui è sicuro di prenderlo. E conta ancora sulla maggioranza nelle 4 Leghe: oggi a Lerici ci sarà l’assemblea di B, solo 3 club su 21 (Brescia, Lanciano e Latina) sono schierati contro. «Tavecchio non farà nessun passo indietro anche se Malagò glielo ha chiesto», assicura Alberto Mambelli, vicepresidente della Lnd, a lui molto vicino. «Ci sono 12 club di A e 18 di B che ci sostengono. Albertini non può vincere, ma sarebbe un vice ideale, c’è ancora tempo per un accordo. Il commissario non conviene a nessuno».
Il banco può saltare se la Lega di A firmerà il dietrofront: 3 club sono contro Tavecchio (Fiorentina, Juve e Roma), altri 7 sono indecisi (Verona) o propensi alla scheda bianca
(Cagliari, Cesena, Empoli, Sampdoria, Sassuolo, Torino). E fra i sostenitori di Tavecchio, Napoli e Palermo sono tentate dal commissariamento, e l’Atalanta vuole un confronto interno. Prima dell’ultima assemblea, il dissenso sembrava forte, poi si è sciolto al momento di votare.
Se venisse meno palesemente l’appoggio della Serie A, Tavecchio potrebbe ritirarsi e lasciare strada al commissariamento. Altrimenti andrà alla conta generale l’11 agosto. Nell’ufficio del presidente della Lnd ieri non avevano dubbi: la vera minaccia è il partito delle schede bianche, che s’ingrossa col passare delle ore.