Di Valerio Piccioni per La Gazzetta dello sport
“Pronto a intervenire”. Giovanni Malagò ha deciso di alzare il tiro nella partita per le elezioni del presidente della Federcalcio. Ormai la richiesta di un passo indietro a Carlo Tavecchio è nei fatti anche se non si può tradurre in un intervento formale per rispettare tutti i passaggi necessari. In altre parole, il commissariamento del Coni non può essere in questo caso un atto di imperio, ma una presa d’atto comune dell’ingovernabilità del calcio e della necessità di fermare la corsa verso il peggio.
IL CONFINE — “Partenza sicura, ma rientro possibile”, dice il presidente del Coni facendo la scaletta di una settimana che è chiaramente in divenire e pronta a modifiche anche nelle prossime ore. Le ferie ufficiali scatterebbero giovedì, ma Malagò è pronto a interromperle subito. Nel fine settimana, aveva delineato lo scenario che avrebbe reso necessario un incontro bis o comunque un aggiornamento dei colloqui dopo i primi faccia a faccia con Albertini e Tavecchio.
Facendo filtrare questo riassunto della situazione: “Che cosa deve accadere per tornare a vederci? Due eventualità: che me lo chiedano e che in una Lega non ci sia la maggioranza. Entrambe possibili”. Una sintesi che in qualche modo Tavecchio aveva fatto sua domenica nel suo intervento radiofonico: “Se ci fosse un non consenso in una lega importante, si farebbero altre considerazioni”. Quasi un’eco della frontiera stabilita da Malagò. In quel caso si parlava di Lega Pro, ma è chiaro che il riferimento del presidente del Coni era anche e soprattutto alla Serie A.
CAMBI DI CASACCA — E proprio la spaccatura della Serie A, con un sostanziale pareggio fra pro Tav e no Tav deve aver convinto Malagò a un’altra accelerazione. E’ probabile che il presidente del Coni abbia maturato il convincimento che il fronte del no si stia allargando e ci possa essere un altro significativo cambio di casacca nelle prossime ore tale da mandare a gambe all’aria l’11-9, il lieve vantaggio che apparentemente il presidente della Lega Dilettanti sembra ancora avere in mano. Così, a distanza di sei giorni dall’appuntamento elettorale di Fiumicino, gli ostacoli per Tavecchio si moltiplicano.
Malagò è pronto a togliere dal cassetto il suo piano di riserva, che porta al commissariamento. In un’intervista a “Repubblica” ha elogiato il programma di Tavecchio, ma ha ricordato l’impossibilità a realizzarlo per “le troppe cambiali da pagare”. Spezzando una lancia anche verso la novità Albertini ritenendo però “difficile” il suo successo.
COMMISSARIO — Dunque, il commissariamento. Che può avvenire naturalmente prima o dopo le elezioni. E che scatterebbe in due situazioni: in caso di ritiro dei due candidati, o nello scenario di una vittoria risicata e di una crescente, per non dire totale ingovernabilità del calcio. A quel punto scenderebbe in campo dunque l’altro piano. Soluzione ambiziosa e faticosa per tutti. Difficilmente infatti Malagò potrebbe evitare di assumersi la responsabilità in prima persona. Insomma, l’11 agosto è dietro l’angolo ma sembra ancora lontanissimo.