Di Marco Castoro
E se Tavecchio avesse detto apposta la battuta infelice per uscire di scena dalla corsa alla presidenza della federazione? Una buonuscita, insomma, per evitare di essere bruciato. Con tanto di grazie da parte dei poteri forti. A cominciare dagli Agnelli e da Sky. Ovviamente, la nostra è una provocazione, nulla più. Ma se esiste il fantacalcio potrebbe esistere pure il fantapensiero. E poi come diceva Andreotti a pensar male si fa peccato ma spesso si indovina. Intorno alla frase incriminata, pronunciata da Tavecchio, sugli extracomunitari che “Qui da noi fanno i titolari quelli che prima mangiavano le banane”, si è aperto un dibattito che finirà per coinvolgere, la Ue, la Fifa che chiede un procedimento a carico del candidato, e perfino palazzo Chigi. Una battuta diventata una gaffe ai confini del razzismo. Espressione infelice, non c’è dubbio. L’ha ammesso anche il diretto interessato.
Tuttavia, viene difficile credere che un uomo di calcio e di politica come Carlo Tavecchio, esperto come pochi, non sapesse che una battuta del genere non fosse destinata a scatenare un putiferio. In un contesto storico in cui si combattono i buu razzisti, i cori e gli striscioni sugli spalti. Comunque, almeno finora lo scossone non c’è ancora stato. Tavecchio resta candidato. E resta il favorito. Il suo antagonista Demetrio Albertini è appoggiato dai calciatori e dagli allenatori. Per quanto riguarda le società l’ex giocatore del Milan può contare sulla Juve, la Roma, la Fiorentina. Quest’ultima si è sfilata dalla squadra di Tavecchio proprio in seguito alla battuta incriminata. Il fronte è ormai spaccato. Anche Cesena, Sassuolo, Empoli e Sampdoria hanno rotto gli indugi e abbandonato la nave di Tavecchio. Sicuramente non saranno le sole. Per contro Milan, Napoli e Lazio continuano arroccate in difesa del candidato. Anche se nel Milan è interessante vedere come per l’ennesima volta Barbara Berlusconi e Adriano Galliani non siano d’accordo. Lei vuole rottamare, lui difende Tavecchio.
Tavecchio va avanti, per ora
«Ho l’appoggio delle Leghe, vado avanti con la mia candidatura alla presidenza della federcalcio». Ha detto Carlo Tavecchio. Ma la manovra di aggiramento è già avviata. Se le società cominceranno a sfilarsi e a votare l’11 agosto scheda bianca (il voto è segreto) nella giornata dedicata al voto non si potrebbe arrivare alla nomina del presidente nei tre scrutini. In questo caso la giunta nazionale del Coni provvederebbe a nominare un commissario. Giovedì tuttavia il presidente Malagò incontrerà i due candidati e potrebbe chiedere a Tavecchio di fare un passo indietro.
La guerra di Sky
Mai come in questo caso si è assistito a una persecuzione televisiva di Sky nei confronti di Tavecchio. La tv satellitare è a fianco di Agnelli, in prima fila nell’attacco alla vecchia nomenclatura del calcio rappresentata da Tavecchio. Proprio la nomenclatura da vecchio regime è stata scomodata da Sky Sport durante un servizio mandato in onda addirittura prima della battuta di Tavecchio, che dopo la gaffe è diventato un osso tutto da spolpare. Il servizio sulla nomenclatura è stato realizzato accostando l’elezione di Bersani alle primarie del Pd al fatto che però la gente volesse Renzi. Sky ha fatto riferimento anche a come Bersani abbia fallito la missione per mettere su il governo. Che ora vede proprio il giovane rottamatore alla guida. Quindi l’invito al calcio è stato quello di non fare lo stesso errore del Pd e di non perdere tempo. Albertini è il giovane rottamatore, Tavecchio è la nomenclatura. Neanche ai tempi di Telekabul si era così espliciti nel tirare le volate.