Di Lapo Mazzei
Tecnicamente parlando andrebbe rubricato alla voce a “assist”. Tipo quelli che Gianni Rivera serviva ai centravanti del Milan. Roba di gran classe insomma. Perché nel giorno della conta degli emendamenti, del calendario a tappe forzate, del richiamo alle Riforme come priorità e non soltanto come necessità politica del governo guidato da Matteo Renzi, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, manda in gol l’esecutivo. “Non si agitino spettri di insidie e macchinazioni autoritarie. Né si miri a determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali”, ha detto il capo dello Stato parlando in occasione della tradizionale cerimonia del Ventaglio toccando un punto, quello del rischio di una deriva autoritaria, caro ai critici delle riforme renziane.
La copertura
Un intervento che, in qualche modo, pone rimedio alla replica non proprio ortodossa sfoderata in Aula dal ministro delle Riforme, Maria Elena Boschi. Napolitano, con il suo assist, auspica “un’ampia convergenza” sulle riforme ma, nello stesso tempo, bacchetta chi agitando “spettri di insidie e macchinazioni autoritarie” finisce per “determinare in questo modo un nuovo nulla di fatto in materia di revisioni costituzionali”. Se dovessero prevalere “le diffidenze e contestazioni rispetto alla ricerca di accordi con forze politiche opposte” sulla riforma del Senato, “ancora una volta naufragherebbe il tentativo, per altro già così tardivo, di revisione della seconda parte della Costituzione”, sottolinea il capo dello Stato. “Non vado oltre sul tema, per rispetto verso i lavori, ormai in fase avanzata, dell’assemblea del Senato. Ma rivolgo un pacato e fermo appello”, aggiunge Napolitano passando dall’assist al tono duro e imperativo, “a superare un’estremizzazione dei contrasti, un’esasperazione giusta e rischiosa -anche sul piano del linguaggio- nella legittima espressione del dissenso”.
Quirinale blindato
Un monito, quello di Re Giorgio, che non solo mira a svelenire il clima ma a coprire le spalle a Renzi.. Altrettanto netto il no di Napolitano a elucubrazioni sulla durata del suo mandato. Per il presidente della Repubblica sono “premature” e “poco fondate” le ipotesi e previsioni che circolano al riguardo. “Io”, dice Napolitano rivolgendosi ai giornalisti presenti al Quirinale, “ sono concentrato sull’oggi”.
E oggi è l’unico tempo dato. Per questo Renzi ha fretta di arrivare a domani. Per il premier “questo” Napolitano è una ricchezza e un problema al tempo stesso.
La partita al Senato
Nel frattempo al Senato si gioca la partita delle riforme. Nonostante la montagna di emendamenti l’indicazione del governo è “niente tagliola” ma lavori no stop: dalle 9 alle 24, week-end compresi. A partire da lunedì prossimo, sarà tour de force al Senato per macinare la valanga di emendamenti alle riforme. Una corsa contro il tempo per arrivare al sì al provvedimento prima della pausa estiva. Il calendario a tappe forzate è stato deciso, a maggioranza, nella capigruppo di ieri pomeriggio. “Abbiamo chiesto che i gruppi riducessero i loro emendamenti, mantenendo quelli rilevanti. La richiesta non è stata accolta”, spiega il presidente dei senatori Pd, Luigi Zanda. Nessun ritiro di emendamenti? Ed allora, lavori no stop. “Abbiano quindi chiesto che si lavorasse sull’orario di lavoro.
Lavori ad oltranza
Da lunedì 28 luglio si lavorerà quindi dalle 9 del mattino alle 24, e lavoreremo anche nei fine settimana”, dice Zanda. La decisione, letta in aula dal presidente Pietro Grasso, ha provocato le proteste dell’opposizione. Ma l’indicazione che arriva da palazzo Chigi è chiara: “Avanti, senza paura”, scrive Matteo Renzi su Facebook. “Qui si gioca la credibilità della politica”, mentre “le immagini cui stiamo assistendo in queste ore è di qualcuno che vuole fermare, ostruire il cammino delle riforme. Sono immagini di chi pensa che si possa continuare ad andare avanti così”, dice il premier a palazzo Chigi. “Ma noi”, sottolinea Renzi, “abbiamo preso il 41% per cambiare il Paese e quindi occorre fare le riforme e creare occasioni di lavoro. Le riforme servono a creare posti di lavoro e il governo italiano è impegnato a testa alta e viso aperto in questo”.