Di Stefano Sansonetti
Non appena la crisi russo-ucraina si inasprisce, come in questi giorni, la lobby del gasdotto torna all’attacco. Sembra proprio che in queste ore il governo, in particolare il ministero dello sviluppo economico guidato da Federica Guidi, sia preso d’assalto dalla squadra del Tap. Si tratta del Trans Adriatic Pipeline, in pratica il progetto di gasdotto che dovrebbe portare in Italia e in Europa il gas del Mar Caspio (10 miliardi di metri cubi l’anno, con la prospettiva di arrivare a 20 miliardi), passando per Grecia e Albania. Il tutto evitando Russia e Ucraina. L’ultima novità in ordine di tempo è che la lobby del Tap starebbe tentando di far inserire il piano all’interno del decreto Sblocca-Italia, in pratica il provvedimento in gestazione con il quale l’esecutivo di Matteo Renzi tenterà di far ripartire tutta una serie di opere infrastrutturali bloccate da tempo. E così, dopo l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines nei cieli dell’Ucraina, e l’ulteriore escalation della crisi, il movimento è tornato all’attacco. Inutile dire che dietro ci sono interessi enormi.
Innanzitutto ci sono gli azionisti del gasdotto: Socar, la compagnia petrolifera dell’Azerbaigian (20%), gli inglesi di British Petroleum (20%), Statoil, società di servizi energetici controllata dallo stato norvegese (20%), il gruppo energetico belga Fluxis (16%), i francesi di Total (10%), i tedeschi di E.On (9%) e gli svizzeri di Axpo (5%). Particolarmente attivi gli azeri, visto che il gas parte proprio dai loro giacimenti nella zona del Caspio. E forse non è un caso se lo scorso fine settimana c’è stata una visita ufficiale in Italia del presidente Ilham Aliyev. Adesso però si sta intensificando il forcing portato avanti da Giampaolo Russo, country manager per l’Italia della società che gestisce il progetto di gasdotto. Russo, un passato in Enel, Glaxo SmithKline, Edison, Arthur D Little e in quell’ex carrozzone pubblico che si chiamava Sviluppo Italia, è particolarmente conosciuto nei corridoi dei palazzi del potere per la sua attività di lobbying. Il fatto è che in Italia deve fronteggiare una vibrante protesta ambientalista in Puglia.
Proprio sulle coste del Salento (San Foca, marina di Melendugno) dovrebbe infatti approdare l’ultimo tratto del gasdotto. Per ingraziarsi le comunità locali, quelli del Tap hanno fatto di tutto. Lo scorso 15 giugno, tanto per dirne una, hanno annunciato la sponsorizzazione di 5 eventi dell’estate salentina, il servizio gratuito Disco in Bus e il lancio di un concorso che mette in palio vacanze nella zona. Lo scorso aprile, invece, sui principali quotidiani italiani era apparsa una campagna pubblicitaria che mirava proprio a sfruttare a proprio vantaggio la crisi russo-ucraina. Sin troppo indicativo il titolo: “Nièt!”. E subito dopo si spiegava che “dipendere dal gas russo, ora più che mai, è un rischio per l’Italia”. Chissà se il pressing sullo sblocca-Italia funzionerà.
Twitter: @SSansonetti