Di Elena Veronelli per il Fatto Quotidiano
Da qui al 2016 le bollette di luce e gas potrebbero aumentare di almeno due o tre euro a famiglia solo per rispettare gli obiettivi di risparmio energetico. In sé non è una grossa cifra, se non fosse che già ora gli italiani pagano tariffe tra le più alte d’Europa. In più, l’aumento potrebbe essere anche maggiore, complici le operazioni “meramente speculative” dei trader che operano sulla Borsa del Gme, il Gestore del mercato elettrico.
Un rapporto dell’Autorità per l’energia (Aeeg) cerca di stimare l’impatto sulle tariffe dei Titoli di efficienza energetica (Tee), più comunemente noti come certificati bianchi. Ai più queste sigle non dicono nulla. Semplificando un po’, le cose stanno così: le aziende distributrici di gas ed elettricità devono raggiungere determinati risparmi energetici, che sono riconosciuti dal Gestore del mercato elettrico (Gme) con i certificati bianchi. Le aziende hanno due modi per rispettare gli obiettivi: comprando i certificati sul mercato gestito dal Gme, oppure presentando progetti i cui oneri si scaricano in bolletta.
L’Autorità prevede che nel 2016 l’impatto dei certificati supererà 1,2 miliardi di euro: da 350 a 700 milioni per l’elettricità e da 300 a oltre 550 milioni per il gas. Una impennata, dice l’Aeeg, dovuta all’incremento dell’obbligo di risparmio energetico imposto ai distributori per raggiungere gli obiettivi europei al 2020. Obbligo che dovrebbe anche aumentare dopo il 2016. Ma non è tutto. L’effetto in bolletta potrebbe essere anche maggiore. L’Autorità dice che nei primi mesi del 2014 si è registrato un “massimo esplosivo” in Borsa dei prezzi dei certificati bianchi. I motivi sono sostanzialmente due: l’entrata in vigore a gennaio delle nuove regole sul contributo tariffario e gli acquisti dei trader “per intenzioni meramente speculative”. Tra febbraio e inizio marzo, il prezzo medio è salito da 111 a 147 euro per Tee. Molti titoli sono stati venduti nella fase di massimo aumento dei prezzi.
Le operazioni dei trader “non sono di per sé problematiche”. Tuttavia, il campanello di allarme c’è e l’Aeeg sottolinea “la necessità di vigilare su eventuali comportamenti, quali abuso o manipolazione, funzionali ad alterare in modo strumentale il normale funzionamento del mercato per trarne profitto indebitamente”. In caso contrario – dice l’Aeeg – “si potrebbe concretizzare un aumento dei prezzi e, di conseguenza, del contributo tariffario e quindi del costo del meccanismo sulla collettività”.
Per il momento l’Autorità cerca di rassicurare: primo, al momento le manovre speculative non hanno sortito alcun effetto in bolletta visto che il fenomeno è rientrato. Inoltre, bisogna considerare che “si tratta di prelievi minimali sulla bolletta per ottenere ottimi risultati sul piano dell’efficienza. L’aumento – dice l’Aeeg – sarà al massimo di due euro e mezzo in più all’anno a famiglia a fronte di un risparmio di 9 milioni e mezzo di tonnellate equivalenti di petrolio, il consumo domestico in 12 mesi di una città come Roma”.
Pochi soldi dunque, ma che si aggiungono ai tanti altri oneri che il consumatore italiano deve pagare (smaltimento centrali nucleari, incentivi alle rinnovabili e alle assimilate, finanziamento alla ricerca, ecc). Proprio pochi giorni fa il presidente dell’autorità, Guido Bortoni, aveva denunciato che le bollette sono alte a causa di “forme indirette e occulte di sovra-tassazione dell’energia elettrica” che si configurano come “prelievi forzosi”. In questo caso nel mirino dell’Aeeg c’era il trasferimento di 135 milioni complessivi annui dalle bollette al bilancio dello Stato.
Nel frattempo arriva comunque una buona notizia. Il Consiglio di Stato ha confermato la validità del metodo di calcolo dell’Autorità per l’energia del valore degli incentivi Cip6 per le fonti rinnovabili e assimilate. Se fosse stato accolto il ricorso delle aziende a favore di un valore più elevato, per le bollette vi sarebbe stato un ulteriore aggravio dai 100 ai 150 milioni di euro. Respinta anche ogni richiesta di risarcimento di danni patrimoniali.