Di Stefano Sansonetti
Il mattone della discordia. Quando si parla di immobili pubblici, almeno negli ultimi tempi, le notizie sono quasi sempre negative. Il governo non riesce a venderli e a fare cassa, allo Stato costano miliardi di euro in locazioni passive e adesso ci si mette pure lo spinoso tema della loro manutenzione. Con altri costi connessi. In quest’ultimo caso la novità è rappresentata dai complicati sviluppi di un maxi-appalto pubblico sul quale si stanno scatenando appetiti di ogni tipo. Parliamo del bando per il cosiddetto facility management, ossia un complesso di servizi relativi agli immobili della pubblica amministrazione (università ed enti di ricerca compresi) che vanno dalla manutenzione alla pulizia, dalla reception al facchinaggio. Il motivo di tanto battagliare è presto detto: la convenzione alla basa della gara, della durata di 24 mesi, può arrivare a valere la bellezza di 2,7 miliardi di euro (risultato della somma del valore di 18 lotti geografici, di cui 4 accessori).
I problemi
La Notizia si era già occupata della “succulenta” commessa (vedi il numero del 20 marzo 2014) predisposta dalla Consip, la società del Tesoro che cura gli approvvigionamenti di beni e servizi. Adesso, però, la procedura sembra essersi un bel po’ ingolfata. Il fatto è che dal giorno della pubblicazione del bando, ovvero il 19 marzo scorso, sono già intervenute due proroghe del termine di scadenza per la presentazione delle offerte. Questo, all’inizio, era stato fissato il 19 maggio 2014. Il 29 aprile, però, era già arrivato un avviso a firma dell’ad della Consip, Domenico Casalino, per disporre il primo slittamento al 19 giugno. Lo stesso Casalino, nell’atto, specificava che il rinvio si rendeva necessario “in considerazione della numerosità delle istanze motivate di proroga pervenute”. Il copione, però, si è ripetuto lo scorso 13 giugno, quando un ulteriore atto dell’ad della società del Tesoro ha disposto la seconda proroga del termine di presentazione delle offerte al prossimo 7 luglio 2014. Anche qui la motivazione è stata la stessa: “in considerazione della numerosità delle istanze motivate di proroga pervenute”. Come mai tutte queste proroghe?
La torta
Inutile dire, come del resto viene ammesso negli stessi avvisi dalla Consip, che l’interesse nei confronti di questo bando è altissimo. Basta andare a vedere chi si è aggiudicato la precedente edizione del “facility management” per rendersene conto. Ben 4 degli allora 12 lotti geografici, per un controvalore di 284 milioni di euro, sono andati a raggruppamenti in cui spiccavano coop rosse, ossia cooperative legate alla Legacoop, organizzazione fino a poo tempo fa presieduta dal ministro del lavoro Giuliano Poletti. Tra queste figurano la Coopservice di Reggio Emilia, la Manutencoop di Bologna, la Cns sempre di Bologna e la Copma di Ferrara. Piatto ricco, sempre nella precedente edizione della gara, anche per Romeo Gestioni. La società, che fa capo all’imprenditore Alfredo Romeo, in passato coinvolto in tutta una serie di vicissitudini giudiziarie, si era aggiudicata 4 lotti per un valore massimo di 353 milioni. Come detto, inoltre, tra le coop rosse vincitrici c’era anche la Manutencoop, società successivamente lambita dall’inchiesta Expo, che ha portato a indagare il suo presidente Claudio Levorato. Tra i vincitori della commessa precedente, tra l’altro, ci sono anche alcune cooperative bianche, come Cncp e Colser (aderenti a Confcooperative), e società estere come Cofely, che fa capo ai francesi di Gaz de France. Insomma, un affollamento totale che di sicuro si ripresenterà in occasione della nuova edizione dell’appalto. Sempre che la serie dei rinvii dia finita.