di Sergio Patti
Non sono durati neppure un’ora e mezza gli incentivi del governo per l’acquisto di nuove auto ecocompatibili. Aperto il bando alle 9 di ieri mattina, alle dieci e un quarto non c’era più un soldo disponibile. Segno dei tempi. Se c’è da prenmdere qualche euro ci si butta giù dal letto per arrivare prima possibile. Ma ancor di più segno di quanto ci si creda poco in questo Paese a una mobilità ecologica. Tutti a stracciarsi le vesti quando i sindaci devono chiudere le città o ordinare le targhe alterne, per il superamento dei livelli d’inquinamento. E poi tutti girati dall’altra parte se c’è da investire qualche soldo.
Pochi soldi
La legge Sviluppo (134 dell’anno scorso) aveva previsto uno stanziamento per promuovere la mobilità sostenibile mediante contributi statali per l’acquisto di veicoli a basse emissioni. Le agevolazioni nel triennio 2013/2015 prevedono una cifra contenuta, ma in fin dei conti anche ragguardevole visto il particolare momento economico: 120 milioni di euro. Soldi, dunque, per comprare auto elettriche, ibride, a metano, biometano. Gpl, biocombustibili e persino idrogeno. L’importante è che le emissioni di anidride carbonica non superino i 120g/km. Una boccata d’ossigeno, è proprio il caso di dire, per l’ambiente e per i concessionari d’auto, da diversi anni ormai sull’orlo di una crisi pesantissima. Ieri mattina dunque il grande giorno. E che succede? Accade che questo giro i soldi effettivamente disponibili per gli incentivi all’acquisto di auto destinate ai privati cittadini si siano fermati a quattro milioni e mezzo. Capito bene: quattro milioni e mezzo in tutta Italia. Una mancia che ovviamente si è esaurita nel giro di pochi minuti.
Legge inadeguata
La legge, in realtà prevede uno stanzianmento di quaranta milioni complessivi per quest’anno, trentacinque milioni per l’anno prossimo e quarantacinque milioni nel 2015. Ma dentro questa somma, 35,5 milioni sono riservati all’acquisto di di veicoli destinati alle imprese (come beni strumentali delle aziende stesse) e solo 4,5 milioni all’acquisto da parte di tutte le categorie di acquirenti (senza necessità di rottamazione di un vecchio veicolo). Una somma irrisoria, che i concessionari hanno finito per prenotare in un baleno, mostrando l’inadeguatezza del sostegno agli automobilisti, l’inadeguatezza del sostegno all’ambiente e l’inadeguatezza del sostegno alle case produttrici e alle reti di vendita. In soldoni, infatti, il contributo in questione significa uno sconto fino a cinque mila euro sulle vetture più costose, con una media di due mila euro per i modelli più commerciabili come la Panda o la Lancia a metano (per fare il caso solo della Fiat).
Con un budget così ridotto viene da chiedersi che senso abbia fare di questi incentivi.
Dire che ci sono, quando di fatto sono disponibili solo per i pochi Speedy Gonzales che hanno battuto tutti in velocità significa fare la mossa, ma poi in concreto lasciare il settore delle auto a basso impatto ambientale senza nessun tipo di sostegno concreto. In Italia dunque resta una questione seria nelle politiche ambientali e di incentivo ai trasporti pubblici. Con una rete di metropolitane tra le più piccole al mondo, con un parco autobus che vanta un’età media altissima, la battaglia all’inquinamento è più uno slogan o al massimo una foglia di fico con cui si nasconde la vergogna di un irresponsabile disinteresse della politica.