di Marco Castoro
Non esiste un argentino che non sogni di battere il Brasile in una finale del Mondiale. Se poi il successo si materializza sulla terra dei carioca allora sì che si può arrivare all’orgasmo. E sarà proprio la Selección che farà di tutto per strappare alla Selecao la Coppa del Mondo. Un trofeo che in Brasile pensano di avere già in bacheca. Ma già una volta accadde l’irreparabile. E i brasiliani se lo ricordano bene. Nel 1950, esattamente il 16 luglio, al Maracanà si consumò uno psicodramma collettivo. Più di duecentomila persone andarono a piedi verso lo stadio convinti di assistere a una festa e si trovarono invece in mezzo alla tragedia. Sirene di ambulanze nel caos generale, gente che si buttava dai palazzi impazzita per il dolore. Quasi cento morti. Il Brasile aveva perso la finale contro l’Uruguay. Non si potè effettuare nemmeno la cerimonia di premiazione a causa del clima che si era venuto a creare. Con il portiere e il ct del Brasile costretti a emigrare perché inseguiti e perseguitati a vita.
Il Mondiale di Messi
Lionel Messi è il giocatore più atteso del Mondiale 2014. L’asso argentino del Barcellona, mai come questa volta, è al vero bivio della carriera: essere o non essere un campione più grande di Diego Maradona. Ci sono tutti i presupposti affinché il sogno degli argentini (di cui sopra) possa tramutarsi in orgasmo collettivo. Si tratta di uno sciame di fattori negativi che solo la magia del calcio può trasformare in un fluido incantevole e miracoloso. Messi ha sempre deluso con la maglia dell’Argentina, mentre con la casacca del Barcellona ha praticamente vinto tutto quello che c’era da vincere. Campionati, coppe e supercoppe, la Champions League, il Pallone d’oro a raffica. Quest’anno invece con il club Messi non ha vinto nulla. Né scudetto, né Coppa del Re, né Champions League e nemmeno il Pallone d’oro. Ha steccato le due precedenti edizioni del Mondiale, segnando un solo gol. Maradona, per contro, ha vinto una Coppa del Mondo praticamente da solo, segnando una valanga di gol, di cui due storici all’Inghilterra. Uno di mano e l’altro definito il più bello della storia del calcio. Diego era da solo. Messi può contare su un attacco stellare al suo fianco. Higuain, Aguero, Di Maria, Palacio. Giocaci contro! Solo la macumba può arrestarne il cammino. Il Brasile è forte, ma rispetto all’Argentina sembra un gradino sotto, seppure le quote degli scommettitori lo diano favorito (si paga a 4 contro il 5,5 dei rivali). Il fattore campo può essere un vantaggio, ma anche un grande svantaggio se non si riesce a gestire la pressione. L’Italia nel 1990 non vinse, così come la Germania a Berlino nel 2006. E a Rio e San Paolo la pressione è enorme, anche per via delle proteste che sfociano in disordini e scontri con la polizia. Che vedono la pancia del Paese in forte agitazione. L’atmosfera è simile a quella che si respirava in Argentina 1978, quando c’era la dittatura. E i padroni di casa vinsero la Coppa favoriti da fattori ambientali e calcistici, quest’ultimi a dir poco fortunati (avversari e arbitri), per non dire scandalosi.
Azzurri ed Europee
Nessuna nazionale europea ha mai vinto un Mondiale in Sudamerica. Germania e Spagna ci provano. Sono le più accreditate del Vecchio Continente. Gli iberici addirittura sono i campioni mondiali ed europei in carica. Entrambe le squadre sono quotate a 7. Mentre l’Italia, che dopo il Brasile è la nazionale che ha vinto più coppe del mondo (4 contro le 5 dei carioca), in caso di vittoria la scommessa viene pagata 20 volte la posta. Meglio dell’Uruguay, altra squadra molto accreditata tra le favorite, quotata a 25 come la Francia. Mentre il successo finale del Belgio, considerato il vero outsider del torneo, è pagato quanto la vittoria degli Azzurri. Oltre al fattore ambientale, con il caldo umido che può provocare la disidratazione, le europee partono svantaggiate anche per il fattore campo. In Brasile l’erba del terreno di gioco è più alta. E non favorisce Germania, Inghilterra, Olanda, Belgio e Spagna abituate a giocare su tappeti da biliardo con l’erbetta radente.
Le stelle del Mondiale
Messi e Cristiano Ronaldo sono le vere star del torneo. Subito dopo c’è il brasiliano Neymar, in attesa di consacrazione. Gli altri big della competizione sono il belga Hazard, gli azzurri Pirlo e Buffon, gli uruguagi Cavani e Suarez, l’inglese Rooney, gli spagnoli Iniesta e Xavi, l’olandese Robben. Poi c’è la Germania che vanta un collettivo super e c’è sempre Balotelli. Hai visto mai… Tra i grandi assenti Ibrahimovic, Ribery, Tevez, il colombiano Falcao, l’olandese Strootman, il polacco Lewandowski, il gallese Bale.
Capello e Zaccheroni
Non c’è il solo Prandelli tra i ct ad avere il passaporto italiano. Sulla panchina di Russia e Giappone vedremo sedute due vecchie conoscenze del calcio italiano come Fabio Capello e Alberto Zaccheroni. Peccato che non ci sia l’Irlanda del Trap così saremmo stati al completo.