di Monica Setta
Lei si è sempre considerata la migliore amica delle donne. Ma anche la più grande aziendalista della storia contemporanea della Rai e – muoia l’invidia, perché no – pure la più affascinante manager over 50. Di certo Lorenza Lei, classe 1961, bolognese, cooptata in viale Mazzini gia ultratrentenne dopo un’autorevole segnalazione di Renzo Arbore (lo stesso che ha sulla coscienza il debutto in tv di Ilaria D’Amico) dove nel 2011 conquista nientemeno che la direzione generale, non soffre di scarsa autostima, anzi.
Due elementi l’hanno condotta – purtroppo per una brevissima stagione – al sacro soglio della principale azienda editoriale italiana: la capacità di autopromozione esercitata ovunque in maniera pressoché incondizionata e la frequentazione delle alte gerarchie ecclesiastiche oltre che dell’ex premier Silvio Berlusconi.
Ma la forza di questa signora emiliana dalla carnagione di porcellana e dai fianchi rotondi, materni, è stata sicuramente la “moral suason” nei confronti di chiunque andasse a bussare alla sua porta al piano nobile della Rai. Infilata per anni in oscure stanze rese polverose dai faldoni degli incartamenti, abituata a muoversi con passo felpato nelle retrovie del Palazzo, invisibile nelle sue gonne lunghe oltre il ginocchio e nei gilet color marmellata di castagne, Lorenza vive la sua stagione magica proprio durante la gestione di Mauro Masi e deve principalmente agli errori o agli eccessi del suo predecessore, la poltronissima di dg della Rai.
Tanto Masi, professore di economia dal carattere impetuoso, procede a viso scoperto aggredendo persone (vai alla voce Michele Santoro) o situazioni, così Lorenza arriva a ricucire laddove lui rompe, componendo pezzi, ricostruendo rapporti in nome di una solidarietà cristiana che le impone la sua fede vissuta in modo totale, militante.
Chi va a trovarla lamentandosi del trattamento strong ricevuto dall’autentico Masi, trova conforto e ascolta la stessa versione: tranquilli, quando al suo posto ci sarò io, tutto cambierà. Ė così brava che convince anche il Cavaliere che pure per istinto aveva sempre saputo quanto fosse infinitamente più affidabile Masi. Lo sguardo basso, le mani incrociare a rosario, i completini griffati ton sur ton con gli accessori, Lorenza può contare su una supporter di eccezionale efficacia, la pasionaria del Pdl Daniela Santanchė che ė vicina anche a Marco Simeon. Insieme sono sicure di rimettere a posto viale Mazzini ripristinando ordine e decoro (de gustibus….). Sparito Masi con la sua allegria, uscito Santoro con il suo temibile Annozero, ecco salire in auge nell’era della Lei la pia Lorena Bianchetti, amica della dg da una vita insieme alle tante signore che rappresentano i poteri intermedi dell’azienda (un nome per tutti Chiara Galvagni al vertice della risorse artistiche ).
Lorenza è fedelissima di Paolo Romani e del consigliere uscente Antonio Verro, i suoi modelli d’ispirazione per praticare il politically correct nell’era terminale del berlusconismo. È convinta che resterà al suo posto anche con Mario Monti. Per questo quando riceve l’avviso di sfratto e deve traslocare in Sipra, non riesce a credere ai suoi occhi. Non si da pace, telefona a mezzo mondo, chiama i suoi mentori e chiede un appuntamento a Monti per convincerlo che lei è troppo brava per essere mandata via. Angelino Alfano licenzia un comunicato dietro l’altro per dire al mondo che il Pdl vuole lei alla Rai mentre Berlusconi ha già dato l’ok informale al suo successore Luigi Gubitosi . Ė così che va il mondo, Lorenza capisce che il tempo dell’auto promozione ė scaduto. Anche lei é una pedina come tutti gli altri, fosse pure (e lo è ve lo giuro) molto studiosa, diligente. Nel trasloco alla Sipra ha cambiato look, le gonne sono un po’ più corte, le guance colorate di blush, il sorriso disincantato. Non ė più l’inavvicinabile Direttora.