di Monica Setta
Lo so che “molti si sono spaventati per la valanga di voti conquistata da Beppe Grillo alle ultime elezioni. Posso comprendere, ma non condivido. Io penso che Grillo abbia trovato il modo, insieme alla carica dei volti nuovi del Pd, di rinnovare un Parlamento che era abitato da anni dalle stesse identiche facce. Ora lo aspetto però alla prova di governo con il Pd di Pierluigi Bersani”. Cesare Romiti non parla spesso di politica, ma ogni volta che dice qualcosa, nel paese si registra un cambiamento importante. Fu lui il primo a parlare di un terremoto necessario per la classe dirigente italiana alla vigilia di Tangentopoli, intervenendo ad uno dei tradizionali seminari dell’Ambrosetti a Cernobbio. Ancora lui, nell’estate 2011 a lanciare il governo di un tecnico eccellente come Mario Monti, suo amico di vecchia data. Oggi, per la prima volta in questa intervista esclusiva a La Notizia, Romiti dice che Grillo ha avuto un impatto positivo per il sistema. “E spiego subito il motivo della mia affermazione”, aggiunge, “quando la tensione sociale è alta e la crisi economica si fa sentire in maniera netta, la protesta della gente rischia di evolvere in modo imprevedibile. A volte può accadere che ci scappi un atto inconsulto, non ė un timore infondato, anzi…”. Amministratore delegato e presidente della Fiat, quindi dal 1998 al 2004 numero uno della RCS, Cesare Romiti è stato il vincitore della più aspra vertenza sindacale del dopoguerra e ha mostrato negli anni del terrorismo un coraggio che pochi ebbero. Senza uomini come lui questo Paese, nella stagione del terrorismo, avrebbe avuto, forse, una deriva diversa e non si sarebbe salvato dagli anni di piombo.
Questa sua “apertura” teorica a Grillo è un segnale politico su cui non mancheranno di interrogarsi partiti, sindacati e Confindustria.
Domanda. Dottor Romiti, vorrei cominciare dal suo amico Monti. Lei era stato il primo a lanciare l’ipotesi di un ingresso del Professore come Salvatore della patria ed è stato preso alla lettera. Innegabile che Monti sia stato uno dei salvatori del paese, o no?
Risposta. “Certamente il governo Monti ha agito con onestà e competenza. L’ho sempre detto e lo ribadisco: al punto in cui eravamo arrivati – forse alcuni non lo ricordano più- il governo dei tecnici ha fatto tanto per il Paese. Ma non è stato sufficiente perchè era necessario tornare a parlare, non solo di spread, anche e soprattutto di lavoro. Il Paese reale non guarda lo spread, quello lo guarda chi ha interessi sui mercati, chi ci lavora o gli imprenditori. I lavoratori guardano soltanto al posto di lavoro”.
D. E qui negli ultimi mesi si registra un vero e proprio bollettino di guerra. Ogni giorno chiudono imprese e si perdono posti di lavoro. Ma lei lo ha detto al suo amico Monti che era necessario mettere al centro del dibattito politico, anche in campagna elettorale, un tema sentito da tutti come l’occupazione?
R. “Gliel’ho detto una volta: Mario, fai vedere ogni giorno il numero degli occupati, anzi per meglio dire dei disoccupati del nostro Paese, metti sul tavolo i numeri relativi all’occupazione perchè è quello l’argomento principale che interessa ai lavoratori. Ma ai tecnici, oltre alla competenza, sarebbe servita anche la passione che, invece, è mancata. Ci voleva un afflato fra il governo e il Paese perchè tutti rispondessero ad una chiamata di responsabilità destinata a costruire quel nuovo miracolo economico di cui l’Italia ha bisogno per ripartire. Servono i capitali, ma serve la forza lavoro, servono le persone in carne e ossa. Penso a quanto hanno fatto le imprese emiliane dopo il terremoto: hanno lavorato giorno e notte per riconquistare ciò che avevano perso”.
D. Ma Monti ha anche deciso di scendere in campo con una sua lista, Scelta civica, malgrado molti osservatori della politica come lei o Eugenio Scalfari gli avessero consigliato di restare in panchina mantenendo quell’aura “ super partes” che gli avrebbe consentito oggi di tornare a guidare un governo di salute pubblica. Che reazione ha avuto quando ha visto la “salita” in campo del Professore?
R. “Lo dico francamente, sono rimasto deluso. Ma credo che anche lo stesso Monti abbia incassato una delusione. A parte il risultato elettorale della sua lista, il paese non ha apprezzato il passaggio repentino dal ruolo di presidente del consiglio di un governo tecnico chiamato a salvare il paese a quello di leader politico con una lista tutta sua. Detto ciò però occorre ribadire che Monti merita a pieno titolo la riconoscenza del paese per ciò che ha fatto dal momento in cui è diventato premier. Ha agito in buona fede, purtroppo quanto ha fatto non è stato abbastanza”.
D. E veniamo a Grillo adesso. Lei plaude al vento di rinnovamento portato dal movimento 5 stelle in Parlamento. Come dire che cambiare ha portato comunque bene anche perchè la gente, fra gli scandali di destra e di sinistra, appariva davvero nauseata dalla politica e il rischio di un’astensione record era reale?
R. “Non era solo l’astensione il rischio: poteva succedere anche qualcosa di più grave. Poteva accadere che l’ondata di protesta nei confronti di una classe politica travolta da continui scandali e ruberie non riuscisse a trovare un punto di coagulo, un approdo ed evolvesse in modo spontaneo fino a concretizzarsi in un atto inconsulto. Grillo è riuscito a convogliare la vasta area del voto di protesta nel suo movimento 5stelle portando, insieme ai volti nuovi del Pd, donne e giovani, un vento di rinnovamento in un Parlamento dove abitavano da anni le stesse facce”.
D. Ora non sarà facile, come si vede in questi giorni, dare una veste “istituzionale” al movimento di Grillo, convincerlo a spendere in modo politicamente efficace il suo bagaglio di voti senza farsi ingessare dalla logica e dalla struttura del partito – apparato. Lei crede che Grillo accetterà di mettersi al tavolo con il Pd o ribadirà la sua “anomalia” restando isolato e autonomo da tutto?
R. “Io credo ancora che sia necessario fare un governo Pd – Movimento 5 stelle che riporti al centro dell’agenda innanzitutto il lavoro che manca. E credo nella ragionevolezza di Grillo che non ignora le conseguenze politiche di una sua scelta contraria. Chi si spaventa davanti ai grillini sbaglia. Io non mi spavento, constato che il rinnovamento poteva essere ancora più marcato, potevano esserci nel nuovo Parlamento ancora più risorse fresche, donne, giovani, rappresentanti della società civile, del paese reale. È di questa nuova linfa che ha bisogno la politica per rigenerarsi. E comunque Grillo ha fatto la sua parte. Mi auguro che riesca ad andare razionalmente avanti per il bene del Paese che ha bisogno urgente di un governo che governi e faccia quelle riforme strutturali di cui l’economia ha necessità”.
D. A giudicare dalla reazione dei mercati e del differenziale fra tassi italiani e Bund tedeschi, sembra che lo spread abbia la sua stessa reazione: non appare spaventato dal grillismo. Come mai?
R. “Lo ripeto, lo spread, i mercati sono una cosa, l’economia reale è un’altra. Lo spread, mi creda, lo guardano gli addetti ai lavori, non la gente che va in fabbrica o in ufficio. Il Paese reale guarda all’occupazione perchè ne ha bisogno: il riferimento per valutare le condizioni di un paese deve essere il lavoro. Se i mercati sono stabili, ma il lavoro manca, si può dire che il malato Italia sia guarito secondo lei?”.