di Alessandro Banfo
Giovanni Trapattoni, il Mondiale è alle porte e lei è già protagonista con lo spot Fiat insieme a Bruno Pizzul. Come è nata l’idea?
“Il progetto risale alla mia amicizia con Fiat e gli Agnelli. Loro hanno grossi interessi in Brasile e si è pensato di unire il loro marchio al calcio. Quindi hanno deciso di puntare, e ne sono stato felice, su due personaggi noti come me e Bruno. L’idea era quella di un spot goliardico e abbiamo accettato. Abbiamo girato per una settimana in Brasile, è stato molto divertente anche se non mi aspettavo questo successo..”.
In Brasile chi vede come favoriti? L’Italia dove può arrivare?
“Per logica sicuramente la squadra di casa. Poi penso all’Argentina e alle tre europee Spagna, Germania e Inghilterra, anche se come sempre ci saranno delle sorprese. L’Italia è un bel gruppo, siamo una squadra. Come sempre non partiamo in prima fila ma confido nel miglioramento strada facendo. Se passiamo il girone, che non è facile, possiamo arrivare in fondo: magari non siamo spettacolari ma redditizi si”.
Come giudica il listone di Prandelli? Avrebbe chiamato “grandi vecchi” come Toni o Di Natale?
“Le scelte di Cesare mi convincono appieno. Ha chiamato giocatori d’esperienza e giovani di valore come Destro e Cerci, che hanno dimostrato durante la stagione di meritare la maglia azzurra. Per quanto riguarda gli esclusi, e penso anche a Totti, credo che Prandelli tenga in considerazione il quadro anche ambientale del Mondiale, dove servono forze fresche per giocare ogni tre giorni”.
Lei lasciò l’Italia dieci anni fa. Quali sono stati i momenti più belli e quelli più brutti della sua esperienza azzurra?
“Sicuramente il momento più brutto è stato all’Europeo, quando uscimmo per situazioni poco chiare (il biscotto Danimarca-Svezia ndr). Forse l’Italia in quel periodo era un po’ invisa alla Fifa, ma noi avremmo meritato di passare. Poi è chiaro la Nazionale vive di generazioni, Bearzot vinse nell’82 grazie anche alla Juve e al Toro di allora, ma devo dire che nella mia gestione sono stato molto sfortunato. Il momento più bello è stato sicuramente la qualificazione alla fase finale del Mondiale. Quando si conquista un obiettivo del genere si prova un’emozione difficile da descrivere, ci si sente davvero orgogliosi di essere italiani”.
Rimpiange di non aver chiamato Baggio nel 2002 in Corea?
“Non chiamai Roberto solo per un problema fisico. Voglio ricordare che fu io a volerlo alla Juve, quando decisi di non convocarlo lo invitai a cena per spiegargli tutto. Si era operato un mese prima del Mondiale, non era in condizione. Poi magari avrebbe fatto bene ma con il senno del poi è facile..”.
Parlando della nostra serie A è d’accordo con chi dice che è stato il campionato più scadente degli ultimi anni?
“Assolutamente no, come sempre siamo ipercritici. Il nostro campionato è difficilissimo, esasperato sulla tattica e questo forse a volte penalizza lo spettacolo. Ma io ho visto un ottimo calcio da parte del Napoli, una Juve che ha fatto record su record e una Fiorentina eccellente”.
Ha parlato della Juve dei record. Quanto ha contato nel successo bianconero il suo allievo Conte?
“Antonio ha fatto grandissime cose, mi sono complimentato personalmente con lui. Con i 102 punti ha stabilito un record che sarà difficilissimo da battere, ha saputo gestire i giocatori e tirare fuori il meglio da tutti. Io so quanto sia difficile allenare la Juve, perché chi si siede su quella panchina gioca contro tutti, non solo contro Roma o Milan. La vittoria è arrivata grazie anche al lavoro di società e struttura, ma Conte ha avuto un peso determinante”.
Chi è più forte tra la Juve di Conte, quella di Capello e la sua?
“Io guardo i risultati, ogni epoca le sue gestioni e i suoi giocatori. Io ho avuto Platini e Boniek, Capello Nedved e Ibrahimovic. Conte ha vinto con quello che aveva a disposizione e ha fatto arrivare alcuni giocatori a livelli impensabili, come Vidal o Asamoah”.
Crede che rimarrà alla Juve?
“Io credo stia valutando e sia lusingato dalle proposte dall’estero che gli sono arrivate. Fossi in lui rimarrei a Torino perché lì sa di essere considerato dalla società e amato dai tifosi. E poi, come mi diceva un amico allenatore, più boschi giri più lupi trovi..”.
Si aspettava la sorpresa del Parma e il crollo delle milanesi?
“Il Parma non mi ha sorpreso perché ha un grande allenatore come Roberto Donadoni. Lo conosco bene, credo sia uno dei migliori in Italia. Inter e Milan non mi hanno deluso, si tratta solo di una fase transitoria. Bisogna avere pazienza, è un momento di rigenerazione e non si possono cambiare i giocatori in blocco. E’ un processo lungo, Mazzarri e Seedorf non possono fare miracoli. Devono capire quanto valgono le loro rose e hanno bisogno di innesti ma so che Milano non ti permette niente”.
Tornando a lei su quale panchina la vedremo?
“Io sono in attesa, ho avuto diverse proposte da nazionali africane ma devo ancora trovare un progetto che mi convinca. Fosse per me sarei già alla guida di importanti club europei che negli ultimi anni mi hanno offerto le loro panchine, ma voglio stare vicino a mia moglie e ho deciso di fare solo il ct nei prossimi anni”.
Mai pensato di allenare a Roma?
“Conosco bene la città, ho sposato una donna romana. Al posto di Reja avrei potuto esserci io ma purtroppo so le dinamiche di Roma. Si vive troppo su un ottovolante tra festeggiamenti e delusioni. Roma dal punto di vista calcistico è indelicata e troppo difficile da gestire”.