di Stefano Sansonetti
Non sia mai. A sentire i sindacati, e in modo particolare la Cisl di Raffaele Bonanni, abolire la Covip sarebbe una specie di sacrilegio. La Commissione di vilanza sui fondi pensione è entrata nel mirino del progetto di riforma della pubblica amministrazione portato avanti dal governo di Matteo Renzi. L’idea, emersa nei giorni scorsi, sarebbe quella di trasferire le attuali funzioni dell’Authority direttamente alla Banca d’Italia guidata da Ignazio Visco. Apriti cielo. Stamattina è sceso in campo con toni belligeranti Maurizio Petriccioli, segretario confederale della Cisl, secondo il quale la decisione di sopprimere la Commissione “è sbagliata e pericolosa”. Naturalmente nessuno ha fatto cenno a quello che deve essere sembrato un “dettaglio” marginale. Si dà infatti il caso che dal febbraio del 2014 presidente della Covip sia Rino Tarelli, pezzo grosso della Cisl da decenni.
La carriera
Dal 1993 al 2008, tanto per fornire una breve ricapitolazione, è stato segretario generale della federazione dei lavoratori pubblici del sindacato di via Po, membro del comitato esecutivo nazionale e membro del Consiglio generale confederale. In più, dal 2008 al 2010, è stato commissario straordinario dell’Ipost, l’allora istituto di previdenza delle Poste Italiane, il colosso pubblico da sempre presidiato dalla Cisl. Tarelli era entrato in Covip a fine del 2010 come commissario, addirittura dal maggio del 2013 ne era rimasto unico componente, all’interno di una grottesca situazione che la diceva lunga sull’interesse del governo ad avere un’Authority sulla previdenza complementare che funzionasse a dovere. Ma Tarelli ha saputo resistere alle intemperie. E adesso che Renzi ha rimesso nel mirino la Commissione, dopo infiniti tentativi di razionalizzazione già intervenuti con i governi precedenti, arriva la “sua” Cisl a erigere intorno a lui e all’Authority una bella barriera di protezione.
Il muro
Sempre secondo Petriccioli il progetto di soppressione del governo sarebbe sbagliato “perché i costi della Covip non incidono sul bilancio dello Stato, ma il suo finanziamento viene assicurato direttamente dai fondi pensione”. Appunto, proprio quei fondi pensioni che non soltanto muovono risorse per la bellezza di 108 miliardi di euro, sui quali bisogna mantenere evidentemente una salda presa gestionale, ma sono spesso e volentieri fondati e guidati dai sindacati, Cisl compresa. Qualche esempio? Si pensi al fondo Sirio, che si occupa della previdenza complementare di ministeri, enti pubblici non economici e presidenza del consiglio. Ebbene, il suo presidente è Giorgio Allegrini, già presidente della Cisl Inps. Senza contare che, come si apprende dal sito internet, le fonti istitutive del fondo Sirio sono quasi tutte sigle sindacali (Cgil, Cisl, Uil, Cida, Ugl e via dicendo). Stessa musica, grosso modo, per il fondo Cometa (lavoratori metalmeccanici). Qui nel consiglio di amministrazione siedono sindacalisti come Giancarlo Zanoletti, che si occupa di organizzazione e personale all’interno della Fim-Cisl. E anche il fondo Cometa è nato da un accordo di associazioni di categoria, tra cui la Fim Cisl. Insomma, una situazione così sdrucciolevole, considerando l’attività di vigilanza di una Covip guidata da un ex sindacalista, che il rischio di conflitto d’interesse sembra essere all’ordine del giorno. Di sicuro stamattina l’intervento della Cisl a difesa della Covip sarà stato dettato da un grande senso di “imparzalità”.
Twitter: @SSansonetti