di Alessandro Banfo
Tensioni, occupazioni armate, minacce incrociate con un sospetto sempre più forte: le insurrezioni nell’Est non produrranno l’effetto Crimea. La situazione in Ucraina negli ultimi giorni è a dir poco confusa. Diversi gruppi di filoindipendisti russi hanno occupato le sedi dei consigli regionali delle lontane città di Kharkiv e Donetsk, proclamando la creazione di repubbliche indipendenti sulla falsariga di quanto accaduto pochi mesi fa a Simferopoli.
Si è trattato in realtà di iniziative di una esigua minoranza della popolazione e che hanno suscitato una pronta reazione del governo ucraino, convinto che ci sia la longa manus di Vladimir Putin dietro i disordini nel Donbass.
Nella giornata dell’8 aprile è andata in scena una maxi-operazione antiterrorismo nell’Est del Paese per sgominare i nuclei dell’indipendentismo filorusso.
Unità speciali della polizia hanno fatto irruzione nella sede del governo regionale di Kharkiv, occupata due giorni fa da attivisti filo-russi, e li hanno cacciati.
Secondo quanto annunciato dal ministro dell’Interno, Arsen Avakov, sono stati “arrestati una settantina di separatisti”. Con una precisazione: non è stato fatto nessun ricorso alle armi da fuoco. Un modo per ribadire la relativa importanza dei gesti degli indipendentisti.
La carta legislativa
Dall’altro lato però il governo ucraino si è mosso dal punto di vista legislativo per scoraggiare altri fenomeni del genere.
Il Parlamento di Kiev ha infatti approvato degli emendamenti al codice penale che inaspriscono le pene previste per i reati contro lo Stato. Per il presidente ad acta Oleksandr Turchynov i militanti separatisti saranno considerati “terroristi” e perseguiti “con tutta la forza della legge”. Tutto risolto quindi? Assolutamente no perché Mosca vuole dire la sua. Il ministro degli Esteri Serghei Lavrov ha subito espresso “preoccupazione” per la notizia dell’invio di forze di polizia ucraine nell’Ucraina sud-orientale contro le proteste di attivisti filorussi e ha chiesto di “fermare immediatamente qualsiasi preparazione militare, che potrebbe scatenare una guerra civile”.
Il monito agli Usa
Lavrov ha rinfacciato agli Usa di rimproverare agli altri le loro stesse abitudini, all’indomani delle accuse a Mosca da parte della Casa Bianca di orchestrare le manifestazioni filo russe nell’est ucraino. ‘’Si ha l’impressione di essere tornati indietro di cinque mesi, sembra di essere di nuovo a Maidan nel centro di Kiev’’, ha dichiarato Lavrov. Si tratta di frasi sicuramente da interpretare e che hanno una logica ben precisa.
Pochi ribelli
L’allarme sulle mosse militari di Kiev non è altro che il segnale che la Russia vuole dire ancora la sua nella costruzione dell’Ucraina, non lasciando carta bianca a Obama e Bruxelles.
Le insurrezioni nell’Est con tutta probabilità non porteranno comunque a nessuna nuova scissione.
Questo perché nell’Est questo genere di manifestazioni rappresentano davvero un piccolo gruppo di persone. Per di più un eventuale referendum sarebbe impossibile da ottenere senza l’autorizzazione di Kiev e degli oligarchi locali, ancora diffidenti nei confronti di Putin. In un aspetto le vicende nell’Est potrebbero ricalcare quelle della Crimea: non è prevista nessuna guerra, o morti da parte ucraina o russa.
I fatti negli ultimi mesi sono solo lo specchio di un vero e proprio braccio di ferro economico tra Ue e Russia.
Sottrarre la Crimea a Kiev per Putin è stato importante per il gas della regione, non per riavvicinare il Paese all’influenza di Mosca.
In Ucraina, per questi motivi, la situazione si calmerà. Prova ne sono le parole del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen, che ha invitato la Russia a fare “un passo indietro” nella crisi ucraina per evitare di inasprire le tensioni nell’Est del paese, sottolineando che un intervento ulteriore di Mosca rappresenterebbe “un errore storico”.