Mimosa, spogliarellisti e pizza con le amiche. L’8 marzo non è soltanto questo, soprattutto per chi non è nata donna ma lo è diventata nel tempo, dopo un lunghissimo e doloroso percorso, che può durare più di dieci anni e costare più di una berlina fiammante. Durante questo percorso si nascondono numerosi imprevisti ed ostacoli, soprattutto di natura morale, burocratica e psicologica. Per Francesca Eugenia Busdraghi, Presidente di AzioneTrans “l’8 marzo più che la festa della donna è la giornata della memoria, anche perché non abbiamo proprio nulla festeggiare ma solo da riflettere”, così incomincia la nostra lunga e intima intervista. Francesca è un personaggio di spicco criticato e apprezzato della realtà omosessuale italiana, sempre in prima linea nelle battaglie per i diritti e la tutela, oggi senza lavoro e senza tutele perché ha deciso di cambiare sesso. Infatti in Italia se le donne generalmente, a parità di lavoro, hanno uno stipendio inferiore a quello maschile del 30%, per le trans il lavoro non c’è proprio.
Le trans spesso denunciano la discriminazione non solo da parte degli uomini ma anche dalle stesse donne “noi siamo donne a tutti gli effetti, siamo state macellate e abbiamo sudato per esserlo. I documenti e il codice fiscale riporta il nostro sesso femminile, per noi essere donna non è scontato e mi piacerebbe poter essere inclusa in questa giornata dalle altre donne” afferma Francesca Eugenia Busdraghi.
Che ne pensa sul tema Francesca Koch, Presidente della Casa Internazionale delle Donne? La sua prima reazione alla domanda è un piccolo sospiro poi spiega che “questo tipo di discriminazione tra donne è una cosa sconcertante e non ammissibile, nella nostra struttura non abbiamo questa distinzione, compagne lesbiche e trans stanno facendo un ottimo lavoro per rinnovare la terminologia linguistica e dei media. Questa giornata di commemorazione è una giornata per tutte noi, senza distinzioni. Noi chiediamo alle Istituzioni di rafforzare l’impegno contro la violenza, abbiamo da poco presentato la convenzione No More.”
La violenza femminile è una realtà complessa e dai dati forniti dalla Casa Internazionale delle Donne nel 2012, 137 donne sono state uccise e nel 2013 già 15 hanno fatto la stessa fine, senza contare tutti tutte le altre violenze. Dati non esistono per la violenza su transessuali e trans fobia, infatti non è stimabile il triste e insensato fenomeno “non esistendo un reato di omofobia e di trans fobia, il Ministero degli Interni non è in grado di fornire i dati delle aggressioni in Italia” ricorda Stefano Bolognini, il curatore dei dossier di Arcigay “ogni anno sono riportate dalla stampa soltanto una ventina di casi di violenza su trans, ma il vero problema si nasconde nella violenza taciuta”. Infatti per Azione Trans solo il 20% denuncia le aggressioni ricevute. Il silenzio nasce dalla paura e dal pregiudizio esistente nelle Forze dell’Ordine, non come istituzione ma nelle persone che la compongono afferma Francesca Eugenia Busdraghi “io ho denunciato le violenze, soprattutto quelle famigliari, mio fratello mi ha minacciata con un coltello e oggi ho paura ad uscire”. Della stessa opinione Francesca Koch “in Italia sentiamo ancora storie, dove una donna che ha appena subito violenze va dal maresciallo e si sente rispondere di tornare a casa e fare pace con il marito”.