di Stefano Sansonetti
Dovrà fare di tutto. Dalla consulenza strategica alla concreta attuazione degli indirizzi aziendali. Non c’è che dire, la Deloitte ha messo a segno un colpo niente male dalle parti di via XX Settembre. Si dà infatti il caso che la Consip, la strategica centrale acquisti del Tesoro che deve garantire risparmi allo Stato nelle forniture di beni e servizi, abbia appena assegnato alla multinazionale una maxi-consulenza “strategica, organizzativa, legale e merceologica”. Insomma, di tutto un po’ per aiutare la società guidata dall’amministratore delegato Domenico Casalino. Sul piatto un assegno della bellezza di 6 milioni di euro, spalmati su due anni di contratto, che la Deloitte incasserà insieme allo studio legale Legance. Per carità, la Consip non sarà la prima né l’ultima società pubblica ad assegnare superconsulenze di questo tipo. Ma come minimo viene da chiedersi perché una società che ha 300 dipendenti, seppure quasi dimezzati rispetto a qualche anno fa, debba fare riferimento a una multinazionale esterna per farsi assistere praticamente in ogni fase della vita aziendale.
Le attività in gioco
Del resto basta dare un’occhiata al capitolato tecnico del relativo bando di gara per rendersi conto della forza di penetrazione di cui il big della consulenza potrà disporre. Il servizio, infatti, “dovrà garantire supporto strategico in particolare in tema di: posizionamento competitivo, valutazione e interpretazione della performance operative, individuazione e sviluppi di nuovi ambiti di intervento”. In altri termini, prosegue il documento, “la consulenza dovrà concretamente partecipare all’attuazione dell’indirizzo strategico della Consip, nonché definire e curarne lo sviluppo operativo”. In questo senso, aggiungono le carte, il supporto dovrà concretizzarsi in tre ambiti di intervento: “programma per la razionalizzazione degli acquisti, centrale di committenza, iniziative specifiche”. Spunta pure la consulenza che dovrà essere prestata per il “programma di dismissione dei beni mobili dello Stato”, uno dei compiti della Consip che, a quanto pare, potrà essere oggetto di futuri sviluppi. C’è poi tutta la parte della consulenza legale che sarà sviluppata dallo studio Legance, nato qualche anno fa da uno spin off di Gianni Origoni Grippo. In Legance, tanto per fornire una curiosità, come partner troviamo Marco Gubitosi, fratello del direttore generale della Rai Luigi Gubitosi, che però si occupa degli affari dello studio legale dalla sede di Londra. Detto questo, però, rimane il tema del perché sia necessario, per una società con 300 dipendenti, spendere 6 milioni di consulenza esterna per farsi aiutare in tutte le attività aziendali. Anche perché, va sempre ricordato, il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, come tutti i suoi più recenti predecessori, si dice impegnato in un’attività di spending review.
La risposta
Fonti tecniche della Consip, consultate da La Notizia, tengono a precisare che qui parliamo di “una prestazione di servizi professionali”. Che però viene inoppugnabilmente definita “consulenza” in tutti i documenti di gara, dal bando originario (quando introduce una breve descrizione dell’appalto) al capitolato tecnico. Dopodiché si spiega che questi servizi professionali forniti “servono per far fronte ai volumi, ai carichi e ai picchi di lavoro, per i quali non sarebbe economicamente conveniente assumere altro personale”. Insomma, si tratta di “persone e ore lavoro”. Ma, come detto, la Consip non deve certo sentirsi sola. A metà del 2013, per esempio, un’altra controllata del Tesoro come la Cassa Depositi e Prestiti ha assegnato per 3 milioni di euro alla multinazionale americana McKinsey un servizio “di consulenza strategico direzionale”. Perché farsi aiutare, dicono tutti, è indispensabile. Peccato che tutto questo costi un mucchio di soldi.
Twitter: @SSansonetti