di Stefano Sansonetti
Una guerra dei prezzi delle sigarette che minaccia di trasformarsi nell’ennesimo aumento delle accise. Con una multinazionale che accende la miccia dello scontro e con la “vivace” lobby dei tabaccai che ne approfitta per chiedere l’immediato aumento del prelievo fiscale. Mentre l’attenzione è tutta spostata su Matteo Renzi, e sul suo difficile percorso di formazione del governo, c’è che approfitta della fase di “anarchia”. Le danze sono state aperte qualche giorno fa da Philip Morris, che con una mossa a sorpresa ha deciso di abbassare di 60 centesimi il prezzo di uno dei suoi prodotti più noti, le Chesterfield. Il cui costo è quindi passato da 4,60 a 4 euro a pacchetto. Si tratta di un intervento in quel segmento di prezzo che va dai 4 ai 5 euro, all’interno del quale i concorrenti Japan Tobacco e British American Tobacco (Bat) hanno diversi prodotti. La stessa Bat, per esempio, ha le Lucky Strike (4,60 euro) e le Pall Mall (4,30 euro). Come mai Philip Morris ha deciso per un taglio di prezzo così netto?
La ratio
Da una parte c’è una ragione concorrenziale: il tentativo del gruppo di erodere quote di mercato alle sigarette di quello stesso segmento di prezzo prodotte dalle aziende concorrenti. Dall’altra, però, ci potrebbe essere il tentativo di innescare una rimodulazione delle accise verso l’alto, avvantaggiando la stessa Philip Morris e in particolare i suoi prodotti di fascia alta come la Marlboro. Per sciogliere i nodi sul tappeto, però, bisogna analizzare quella che è stata la reazione dei tabaccai. Non appena Philip Morris ha annunciato la decisione di abbassare il costo delle Chesterfield, il presidente della Fit (la federazione dei tabaccai), Giovanni Risso, ha preso carta e penna e ha scritto ai suoi associati. Nella missiva, che ancora ieri compariva sulla home page del sito della Fit, si spiega che “l’aumento dell’aggio sui tabacchi si rende sempre più urgente”. E questo perché “la caduta della redditività delle nostre aziende viene accentuata dalle sempre più frequenti riduzioni dei prezzi di vendita al pubblico dei tabacchi”. Non viene mai citato, ma il riferimento a Philip Morris pare evidente. In più la Fit lamenta “l’inerzia dell’amministrazione finanziaria in relazione a una rimodulazione delle accise che impedisca simili ribassi”. Insomma, la missiva introduce un prima tema, ossia la richiesta di un aumento dell’aggio. Poi, però, vira sulla richiesta della rimodulazione delle accise. Cosa vuole esattamente la Federazione dei tabaccai? Da quello che filtra, in effetti, il vero obiettivo sembra proprio essere quello di un aumento delle accise, visto che l’attuale aggio di cui i rivenditori godono, fissato al 10%, è tra i più alti d’Europa.
Il retroscena
Insomma, per alcuni osservatori la reazione piccata della Fit alla Philip Morris altro non sarebbe che un gioco di sponda: la multinazionale abbassa il prezzo di un suo prodotto, i tabaccai protestano dicendo che per non perderci soldi serve un adeguamento delle accise, l’adeguamento viene concesso e a guadagnarci, alla fine, sarebbe proprio Philip Morris. Del resto durante l’ultima manovra di Enrico Letta il governo aveva provato a far passare un collegato (poi stoppato) in cui si confezionava un aumento delle accise che incideva sulla cosiddetta parte fissa, fissata al 58,5%. Ed è proprio qui che sarebbe spuntato il regalo a Philip Morris, e in particolare al marchio di fascia alta Marlboro (intorno ai 5 euro a pacchetto). Aumentare la componente fissa, infatti, colpisce in modo minore le sigarette di fascia alta, perché allo stesso incremento corrisponde una diminuzione della componente proporzionale. Diverso, invece, è il discorso per i pacchetti di sigarette che si collocano nella fascia intorno ai 4-4,50 euro (come quelli di Bat e Jpi), più penalizzati nel subire l’aumento che si scarica sul prezzo finale. E con prezzi che si avvicinano, a quel punto, un consumatore è spinto a comprarsi direttamente il prodotto di fascia alta. Con la richieste avanzate adesso dai tabaccai si arriverebbe a un esito simile. E ad avvantaggiarsene sarebbe proprio Philip Morris.
Twitter: @SSansonetti