di Angelo Costa
Come da tradizione, il Festival di Sanremo infiamma la vigilia della kermesse con le polemiche. Sull’edizione di quest’anno incombono una serie di minacce che rischiano di trasformare l’evento in qualcosa di unico. Ma ci pensate che Beppe Grillo potrebbe interrompere lo spettacolo sul più bello con un’incursione delle sue? Il direttore di rete Giancarlo Leone ha provato a stemperare gli animi e a esorcizzare il fantasma. «Se Beppe Grillo verrà a vedere il Festival ci farà piacere. Tutto quello che accadrà fuori dal Teatro Ariston non ci riguarda. Essendo lui, oltre che leader politico, uomo di spettacolo, non abbiamo preso in considerazione l’ipotesi di una interruzione da parte sua dello spettacolo. Grillo conosce le regole del gioco e lui stesso tornerà in teatro nelle prossime settimane». Tra l’altro Leone ha pure detto che ha già acquistato i biglietti per il nuovo spettacolo del comico-politico.
A stemperare gli animi sull’irruzione annunciata ci hanno pensato due vecchie volpi della kermesse sanremese, Paolo Bonolis e Raffaella Carrà.
«Beppe Grillo? Secondo me non andrà a Sanremo, ma se andasse ad urlare, fossi in Fazio, lo lascerei urlare. Finché fa spettacolo e audience…», ha detto Bonolis. La Carrà invece ha suggerito al leader dei Cinque stelle di «ammorbidire i toni».
Un altro caso sta scatenando le polemiche. Si tratta di un ospite, Rufus Wainwright. Sul suo arrivo si sono scatenati i centristi, a cominciare dal consigliere di amministrazione Antonio Verro. «Non si comprende perché il palco del Festival di Sanremo debba offrire visibilità a un artista, come Rufus Wainwright, esclusivamente noto per i toni blasfemi delle sue canzoni», ha detto Verro che ha aggiunto «una televisione di servizio pubblico non dovrebbe puntare su questo tipo di personaggi per inseguire maggiori ascolti: altrimenti dove è la differenza con le tv commerciali?».
Eh già. Gli ascolti. Sanremo è Sanremo e non può permettersi cali di share. Né bagni di sangue dal punto di vista delle spese. Alla luce soprattutto del recente monito della Corte dei conti che ha dimostrato come il Festival negli ultimi anni sia stato un salasso. Ma il direttore Leone ha tranquillizzato tutti: «Per la prima volta nella storia del Festival andiamo a un saldo attivo molto importante, di 2,8 milioni di euro. A fronte di un costo del programma di 11 milioni di euro più 7 milioni di convenzione con il Comune di Sanremo, la Sipra ci ha comunicato che i ricavi da pubblicità ammontano a 20 milioni e 200 mila euro. A questi si possono aggiungere 600.000 euro di ricavi Rai da vendita di biglietti. Dunque 2,8 milioni di saldo attivo», sentenzia il ragionier Leone.
Il tutto mentre Brunetta si aggira nei dintorni, tormentato da un’unica ossessione: quanto guadagnano Fazio e Littizzetto?
Anche Santoro spegne le telecamere. Solo Paragone fa il leone nella Gabbia
Quando c’è Sanremo la controprogrammazione è indicativa. In molti preferiscono spegnere lo studio televisivo e restarsene a casa. Troppo alto il rischio di un flop di ascolti che rovini la media stagionale. Giovanni Floris ha anticipato il suo Ballarò a domenica sera. Giovedì Michele Santoro si fermerà ai box. A La7 si può dire che questa settimana sarà un po’ di vacanza. La rete di Urbano Cairo manderà in naftalina anche Linea Gialla al martedì e Le invasioni barbariche del venerdì. Ma non La gabbia, che andrà regolarmente in onda mercoledì. Oltre a Sanremo, Gianluigi Paragone dovrà fare i conti con l’andata degli ottavi di finale di Champions tra Milan e Atletico Madrid. É veramente un leone in Gabbia che si getta nell’arena con coraggio.