dalla Redazione
“Si è vero, è stato uno choc. Ho visto davanti a me i cardinali, alcuni increduli altri non avevano capito bene. Una sorpresa, con tutte le conseguenze di una sorpresa”. Con queste parole l’arcivescovo Georg Gänswein ricorda la decisione di Benedetto XVI di porre la parola fine al suo pontificato. Tutto accadde l’11 febbraio del 2013, durante il Concistoro per la canonizzazione di 813 martiri. Ai microfoni di Prima di Tutto il Prefetto della Casa Pontificia ha commentato così: “Questo atto coraggioso non è stata una fuga, ma una decisione presa con grande responsabilità. Anche il diritto Canonico al canone 332, prevede che la Sede può diventare vacante o per la morte del Papa o per una rinuncia pronunciata in modo adatto e così fu per Papa Benedetto”. Alla domanda se questo atto possa servire da esempio per i futuri Papi, padre Georg ha risposto che “Papa Bendetto XVI non ha condizionato e non condizionerà nessuno dei suoi successori. Certamente è un fatto nuovo che non può non essere rispettato”.
L’anniversario di oggi non prevede, ovviamente, eventi particolari. Come l’anno scorso, quando Joseph Ratzinger in latino annunciò a sorpresa la sua rinuncia per il successivo 28 febbraio ad un concistoro ordinario pubblico per la beatificazione dei martiri di Otranto (“Fratres carissimi, non solum propter tres canonizationes ad hoc Consistorium vos convocavi…”), in Vaticano sarà festivo per la commemorazione dei Patti lateranensi. All’avvicinarsi dell’evento, però, molti, vicini a Joseph Ratzinger, hanno ricordato la giornata dell’anno scorso. Lasciando sullo sfondo quei problemi – pedofilia, Vatileaks, Ior, calo delle vocazioni, contestazioni sulla morale cattolica, riforma della Curia – che hanno accompagnato gli anni di Benedetto XVI e Francesco è stato chiamato ad affrontare “quasi dalla fine del mondo”.