di Stefano Sansonetti
Per qualcuno è una doppia beffa. In primis perché ci troviamo di fronte a un’operazione che costerà 6 milioni di euro di risorse pubbliche. E poi si tratta, in un certo senso, di un frutto avvelenato di quell’Unione europea che non manca mai di chiedere all’Italia risparmi di spesa. Al centro della scena c’è il nascente Upb, acronimo che sta per Ufficio parlamentare di bilancio. Parliamo di una specie di Authority che dovrà occuparsi di analisi in tema di finanza pubblica, di trasparenza e di sostenibilità del bilancio. La sua istituzione è una conseguenza del famigerato “fiscal compact” e del recepimento del principio del “pareggio di bilancio”. Il tutto disciplinato all’interno della legge 243 del 2012, quella che riempie di contenuti questa struttura che, a conti fatti, è una sorta di doppione della Ragioneria generale dello Stato e della Corte dei Conti.
Trattamento economico
Sta di fatto che la macchina è già in moto. Lunedì, infatti, scade il termine per fare pervenire le candidature a componente dell’organismo. Il quale, dice la legge, funzionerà con tre membri, tra cui un presidente. Questi saranno nominati d’intesa dai presidenti di Camera e Senato, quindi da Laura Boldrini e da Pietro Grasso, nell’ambito di un elenco di 10 soggetti indicati dalle commissioni bilancio di ciascuna Camera, a maggioranza dei due terzi dei rispettivi componenti. Dettaglio di non poco conto è rappresentato dagli stipendi. Le legge, in tal senso, prevede che al presidente dell’Ufficio parlamentare di bilancio spetterà un trattamento economico pari a quello del presidente dell’Antitrust, ovvero 301 mila euro. Ai due componenti, invece, toccherà “accontentarsi” dell’80% dell’emolumento del presidente, e quindi 241 mila euro. Insomma, sul piatto ci sono argomenti che rendono l’organismo non poco appetibile. Tra coloro che si stanno muovendo per riuscire a strappare un posto al sole, secondo quanto risulta a La Notizia, spicca innanzitutto Paolo De Ioanna, consigliere di Stato molto vicino al Pd, già capo di gabinetto al ministero del Tesoro con Carlo Azeglio Ciampi prima e Tommaso Padoa-Schioppa poi. Con lui si segnala Giuseppe Pisauro, economista della squadra dell’ex ministro delle Finanze Vincenzo Visco (sempre Pd). Oggi Pisauro, che in passato ha fatto parte della Commissione tecnica per la finanza pubblica, dirige la Scuola superiore dell’economia e delle finanze, una specie di carrozzone nel quale, in qualità di docenti, hanno trovato spazio il plurindagato Marco Milanese (194 mila euro di stipendio) e l’ex capo di gabinetto di via XX Settembre Vincenzo Fortunato (301 mila euro di trattamento economico). Ancora, tra gli aspiranti all’Ufficio parlamentare di bilancio c’è Marco Buti, alto funzionario della Commissione europea dove ora guida la Direzione Generale per gli affari economici e finanziari. Buti, dalla sua, può vantare la sponsorizzazione dell’ex presidente del consiglio Romano Prodi. Nella rosa dei candidati spunta anche Mario Canzio, una vita trascorsa nella Ragioneria generale dello Stato fino ad aggiudicarsene la guida nel periodo di governo del centrodestra, con Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti sulla tolda di comando del dicastero di via XX Settembre. Infine nel gruppo sembra poter trovare spazio anche Lorenzo Codogno, capo della Direzione Analisi economico-finanziaria del dipartimento del Tesoro. Insomma, la corsa è soltanto all’inizio. Ma lunedì si avrà il primo showdown.
I costi
Naturalmente, come ogni struttura pubblica nuova, anche l’Upb avrà costi non indifferenti. Come detto, la legge prevede 6 milioni di euro l’anno dal 2014, divisi in 3 milioni di euro di contributo per ciascuna Camera. All’onere si provvederà mediante riduzione del capitolo “Fondi di riserva speciali” dello stato di previsione del ministero del Tesoro. In tutto la struttura avrà 30 dipendenti, destinate a salire a 40 in un secondo momento.