Pnrr fermo, speso solo il 33,8% delle risorse: la denuncia della Cgil

La Cgil denuncia i "pesantissimi" ritardi nell'attuazione del Pnrr, sottolineando come sia stato speso meno del 34% delle risorse.

Pnrr fermo, speso solo il 33,8% delle risorse: la denuncia della Cgil

Un ritardo “pesantissimo”. L’attuazione del Pnrr arranca e l’ultima denuncia arriva del segretario confederale della Cgil, Christian Ferrari. Partiamo dai numeri: il Piano europeo prevede risorse all’Italia per 194,4 miliardi di euro, con una spesa dichiarata al 28 febbraio di 65,7 miliardi. Ovvero soltanto il 33,8% del totale, con un aumento minimo rispetto ai quasi 59 miliardi del 31 ottobre. I pagamenti del Pnrr effettuati al 31 marzo sono invece pari a 64,37 miliardi (in aumento rispetto ai 57,5 del 13 dicembre).

La denuncia della Cgil sui ritardi del Pnrr

I dati evidenziati dall’Area delle politiche per lo sviluppo della Cgil sono basati sull’ultimo aggiornamento pubblicato sulla piattaforma ReGis e “smentiscono la propaganda del governo sull’attuazione del Pnrr”, come sottolinea Ferrari. Siamo di fronte a un “pesantissimo ritardo nell’andamento della spesa, con il forte il rischio che falliscano o vengano riorientati alcuni interventi previsti originariamente dal Piano”. I progetti censiti sono 284.066 con 157 miliardi di fondi previsti, mobilitando “risorse comprensive di altre fonti di finanziamento pari a 212,657 miliardi”.

In poco meno di 11mila casi, le amministrazioni non hanno indicato la fase dell’iter di attuazione dei progetti, mentre per 876 non è stata avviata alcuna fase. Le procedure di gare bandite al 31 marzo sono 184.266 per un valore, considerando tutte le forme di finanziamento, di quasi 153 miliardi. Secondo Ferrari, “il rischio che gli interventi originari falliscano o che vengano riorientati lo conferma il recente annuncio della presidente del Consiglio di voler utilizzare 14 miliardi del Pnrr (più 11 miliardi dei Fondi di Coesione) per l’ennesima ondata di incentivi alle imprese, senza vincoli e senza alcuna strategia”. La Cgil ribadisce inoltre la sua ferma contrarietà all’ipotesi di finanziare “una conversione della nostra economia in un’economia di guerra”, tradendo gli obiettivi del Pnrr.