Non è una mossa difensiva, assicura l’ad di Mediobanca, Alberto Nagel. L’offerta pubblica di scambio volontaria per il 100% delle azioni di Banca Generali non serve a difendersi dalla scalata tentata da Mps su Piazzetta Cuccia. Eppure, di certo, potrà avere proprio questo effetto. Nagel assicura che la mossa era allo studio da cinque anni e non può, quindi, avere alcun nesso con l’offerta di Mps. Ma di certo chi spera nel terzo polo bancario ora ha più paura di restare deluso.
Il consiglio straordinario di Mediobanca ha deciso di promuovere un’opa da pagare con le azioni Generali in possesso di Piazzetta Cuccia, che corrispondono al 13,02% del capitale. L’operazione da 6,3 miliardi – da concludere entro ottobre – darebbe vita a un operatore da 210 miliardi di totale attivi e 2 miliardi di ricavi. Con un rafforzamento nell’area del wealth management, tanto che il 50% di ricavi e utili verrebbe proprio da questo settore. Nagel punta a 300 milioni di euro di sinergie grazie a risparmi sui costi, sul funding e al cross-selling, con spese d’integrazione calcolate in 350 milioni. Mediobanca intanto entra a pieno titolo nel risiko bancario. Servirà comunque l’approvazione dell’assemblea ordinaria, già convocata per il 16 giugno, dopo l’ops lanciata da Mps su Mediobanca.
Mediobanca si difende dall’offerta di Mps: la partita diventa a tre
Il minimo di adesione per rendere efficace l’offerta è fissato al 50% del capitale più un’azione. L’operazione non è stata concordata, secondo quanto fanno sapere fonti dei due istituti, ma non è considerata ostile. Banca Generali, per ora, non commenta. Il rapporto di scambio è fissato a 1,7 azioni Generali per ogni azione di Banca Generali, basandosi sulle quotazioni del 25 aprile. Il prezzo implicito dell’offerta è di 54,17 euro per azione, con un premio dell’11,4%. Per gli azionisti adesso ci saranno tre opzioni: mantenere Mediobanca così com’è oggi, approvare l’operazione con Banca Generali o anche aderire all’offerta di Mps. E le ultime due opzioni non si escludono a vicenda, secondo Mediobanca.
Nella partita, ricordiamo, entrano anche Delfin e il gruppo Caltagirone, che insieme detengono oltre il 28% del capitale di Mediobanca. E che sono, allo stesso tempo, tra i principali promotori dell’offerta di Mps su Piazzetta Cuccia, ora più a rischio. E che piace al governo che spera in un terzo polo bancario con tanto di quota di rilievo del Mef. Per fonti vicine all’operazione di Mps, comunque, l’offerta di Mediobanca non è ostativa, anzi ne rafforzerebbe il valore industriale. Ma la partita continuerà, inevitabilmente, a intrecciarsi con quella di Generali. Siamo solo all’inizio di una lunga e intricata partita.