Le morti sul lavoro restano una piaga sociale. I tecnici della prevenzione degli infortuni lanciano un appello: “Serve più prevenzione e cultura della sicurezza”

Le morti sul lavoro restano una piaga. Appello dei tecnici della prevenzione: "Serve più prevenzione e cultura della sicurezza"

Le morti sul lavoro restano una piaga sociale. I tecnici della prevenzione degli infortuni lanciano un appello: “Serve più prevenzione e cultura della sicurezza”

Le morti sul lavoro restano una piaga sociale. In occasione della Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro, la Commissione di albo nazionale dei Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro (TPALL) ha lanciato un appello urgente per fermare il drammatico fenomeno delle morti sul lavoro. In Italia, nonostante l’attenzione crescente, si continua a morire di lavoro ogni giorno, nei cantieri, negli impianti, nei laboratori, negli allevamenti e nei capannoni di logistica.

Secondo i dati diffusi dall’INAIL, solo nei primi due mesi del 2025 sono già 97 le vittime registrate. A questi numeri si aggiungono i morti in itinere, le invalidità permanenti e oltre 15mila nuove denunce di malattie professionali. Un’emergenza che, come sottolinea Vincenzo Di Nucci, Presidente della Commissione TPALL, “continua a fare più vittime delle calamità naturali”.

Le morti sul lavoro non sono un destino inevitabile, ma il risultato di mancanze sistemiche: carenza di personale ispettivo, scarsa cultura della sicurezza e insufficienza di investimenti in prevenzione. In Italia, i Tecnici della prevenzione attivi sono circa 2.108, una cifra che, rapportata a una popolazione di quasi 59 milioni di abitanti e oltre 3 milioni di imprese, è gravemente insufficiente. In alcune regioni, per ispezionare tutte le aziende potrebbe servire oltre un decennio.

Le morti sul lavoro restano una piaga sociale. I tecnici della prevenzione degli infortuni lanciano un appello: “Serve più prevenzione e cultura della sicurezza”

La Commissione di albo denuncia che nel nostro Paese vi è un tecnico ogni 28mila abitanti, contro lo standard europeo di uno ogni 10mila. Mancano circa 3.600 professionisti e per un’efficace copertura del territorio sarebbero necessari almeno 5.900 Tecnici della prevenzione.

Prevenire le morti sul lavoro richiede quindi un cambio di passo deciso. Tra le proposte avanzate dalla Commissione ci sono: il rafforzamento dei Dipartimenti di prevenzione, l’assunzione di personale altamente formato e la creazione di una regia unica nazionale tra enti di vigilanza come ASL, INL, INAIL, Arpa e Forze dell’Ordine.

Particolare attenzione è rivolta anche alla formazione. I Tecnici della prevenzione vantano una laurea triennale con oltre 6.000 ore tra studio e tirocinio. Tuttavia, spesso la sicurezza nelle imprese è affidata a figure con corsi di poche ore. Serve dunque che la prevenzione sia riservata a professionisti qualificati, per garantire qualità e indipendenza dei controlli.

Le altre proposte

Un altro elemento chiave è il completamento del SINP (Sistema informativo nazionale della prevenzione), fermo dal 2008, fondamentale per monitorare e prevenire i rischi nei luoghi di lavoro. Accanto a questo, si invoca la necessità di fondi certi e continuativi per programmi regionali e nazionali di sicurezza.

“La prevenzione non si improvvisa,” conclude Di Nucci. “Le morti sul lavoro si fermano solo investendo in cultura della sicurezza, competenze tecniche e presenza capillare sul territorio. È un dovere civile, non un costo accessorio.”