L'Editoriale

I farisei al capezzale del Papa

Non c’è il profumo d’incenso intorno alla bara di Papa Francesco. C’è un orrendo olezzo di ipocrisia che attraversa la sala.

I farisei al capezzale del Papa

Non c’è il profumo d’incenso intorno alla bara di Papa Francesco. C’è un orrendo olezzo di ipocrisia che attraversa la sala, pronto a spandersi appena arriveranno i cosiddetti grandi del mondo: avvoltoi e farisei. Ciò che conta sarà capitalizzare il funerale, convinti che il dio che dicono di pregare si affacci solo nelle occasioni pubbliche, appassionato di cerimoniali.

La presidente del Consiglio ha deciso di adottare la più classica delle strategie politiche: “È morto il papa, quindi parliamo di me”. Da giorni si spiffera di Francesco e Meloni che amorevolmente chiacchierano. Lei, solenne di fronte al Parlamento, dice che la lezione più importante del Papa è quella di non perdere l’ironia, giusto per dire quanto siano andati perduti gli appelli del pontefice sui disperati annegati in mare, sui bambini affamati di Gaza, sulla guerra come sconfitta della politica e dell’uomo.

Si inchinerà contrita Ursula von der Leyen, fresca di certificazione del suo sopruso politico con cui ha deciso che l’economia di guerra è l’avvenire del continente. Lo piangerà senza dover più ascoltare le sue reprimende a chi rincorre le armi, a chi arricchisce le lobby, a chi è talmente povero di spirito da considerare il conflitto come unico scenario inevitabile.

Lo glorificheranno i leader italiani che hanno firmato e prorogato il memorandum con la Libia – da destra a sinistra – istituzionalizzando l’orrore, nemico del Vangelo. Avranno le mani giunte coloro che insanguinano le frontiere con il beneplacito di un’Ue che è diventata fortezza.

Intanto, la morte del Papa è diventata il lasciapassare per il 25 aprile che i Fardelli d’Italia hanno sempre sognato. Coloro che hanno festeggiato al compleanno di Salvini con i corpi ancora bagnati della strage di Cutro hanno chiesto sobrietà per celebrare la Liberazione dai loro neri ispiratori. Qualche sindaco mansueto e servile ha proposto di silenziare Bella ciao. In nome del Papa, dicono. E questo dice tutto di come stia la Costituzione laica e antifascista di questo Paese.