Magistrati e avvocati in trincea. Bocciato senz’appello il dl Sicurezza

L’aumento delle fattispecie di reato contenuto nel provvedimento rischia di aggravare il problema del sovraffollamento delle carceri

Magistrati e avvocati in trincea. Bocciato senz’appello il dl Sicurezza

Magistrati e avvocati bocciano senza appello il decreto sicurezza. Per una questione di forma innanzitutto ovvero sull’urgenza del tipo di provvedimento, che prima di diventare tale era stato concepito come un disegno di legge che prevede l’introduzione di vari reati tra cui una stretta sulle occupazioni abusive, i blocchi stradali e la resistenza passiva in carcere.

Anm e Unione Camere Penali scaricano tutti i dubbi nel corso dell’audizione alla commissione Affari Costituzionali e Giustizia della Camera.

Nel mirino la trasformazione del provvedimento da ddl a decreto

“La situazione del Paese in generale, pur prendendo atto che esistono tensioni e contrasti, a molti di noi non era parsa così grave ed esasperata da poter giustificare un provvedimento d’urgenza di questo tipo, però ne prendiamo atto. Il problema di costituzionalità si pone – spiega il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Cesare Parodi – Valuteremo questioni di costituzionalità di questo tipo se saranno sollevate da avvocati”, dice il leader del sindacato delle toghe alludendo all’eventuale rinvio alla Consulta, chiesto dai legali di un giovane processato per direttissima a Milano con l’accusa di resistenza aggravata.

La questione di costituzionalità, anche per il carattere disomogeneo del testo, non è l’unico dubbio. “Un aspetto che ci ha colpiti – prosegue Parodi – è il contenuto numerico del provvedimento, 14 fattispecie di reato (con aggravanti in nove casi) che hanno determinato un oggettivo inasprimento del sistema sanzionatorio”.

Aumentano i reati, si complica il sovraffollamento delle carceri

“Inoltre la scelta di un aumento delle fattispecie di reato non è tanto in sintonia con l’esigenza di far fronte invece all’emergenza del sovraffollamento delle carceri: se le fattispecie portano ad un nuovo aumento delle persone carcerate, la problematica del sovraffollamento aumenterà”.

“Inoltre – aggiunge – alcuni aspetti che ci hanno colpito sono il giro di vite nei confronti delle detenute madri (nessun rinvio della pena per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno – ndr), che sono poche in Italia. Per il reato di occupazione di immobili e la resistenza passiva sono state invece previste pene che come entità non corrispondono al principio di proporzionalità”.

Perciò – secondo il leader dell’Anm -”rivedere il criterio di proporzionalità delle pene potrebbe essere una risposta ragionevole”.

Attacco alla marginalità e al disagio

Infine “per alcuni colleghi c’è una percezione, da parte di molti in generale, che questo tipo di risposta sia un attacco alla marginalità e al disagio, che secondo altri potrebbero necessitare invece di una risposta diversa. Questa risposta è quindi interpretata da alcuni come puramente repressiva e non in sintonia con le esigenze di chiarimento e di dialogo che il Paese propone”.

Dello stesso tenore le perplessità dell’Unione delle Camere Penali Italiane: “Le norme in questione sembrano criminalizzare determinate condotte di marginalità e di dissenso individuando categorie di persone come il manifestante, il disobbediente, l’imbrattatore, l’occupante, l’irregolare, come se fossero appunto categorie da criminalizzare”, sostiene il presidente dell’Ucpi, Francesco Petrelli, per il quale “stiamo andando verso un diritto penale totale, che aggredisce tutte le forme del disagio”.

Il decreto legge per gli avvocati offende il Parlamento

Riguardo alla necessità di un decreto legge – prosegue Petrelli – “il fatto che si sia intervenuto con un decreto legge, che riprende le stesse norme contenute nel disegno di legge all’esame del Parlamento, è una modalità offensiva delle prerogative del Parlamento, nel momento in cui quegli elementi di novità che dovrebbero rappresentare la decretazione d’urgenza non sono ravvisabili”.

E ancora. “Il dl sicurezza ha bloccato un comparto, quello della canapa industriale, che impiega da 10mila a 30mila persone ed è esposto a numerosi profili di incostituzionalità e contrasto al diritto europeo”. E’ questa la denuncia del Pd che ha organizzato una conferenza stampa con avvocati e associazioni.