di Stefano Sansonetti
E meno male che sul tavolo ci sono dossier spinosi come Telecom, Mps, Unipol-Fonsai, il rilancio della previdenza complementare e la separazione della rete ferroviaria per aumentare la concorrenza. Ebbene, sembra proprio il caso di dire che su questi temi l’interesse a una corretta vigilanza sia del tutto secondario, per non dire marginale. Basta vedere in quali condizioni versano le rispettive Authority di controllo, tra mancanza di vertici, latitanza del numero legale dei componenti, indisponibilità di sedi e addirittura di un sito internet. Benvenuti nell’incredibile mondo delle cosiddette Autorità “indipendenti”, sulla carta organismi indispensabili per il corretto funzionamento di alcuni settori dell’economia, nella pratica terreni di scontro politico e di inefficienze varie. Si pensi, tanto per fare un primo esempio, alla Covip, la Commissione chiamata a vigilare sui fondi pensione. Parliamo di investitori istituzionali che muovono qualcosa come 108 miliardi di euro. E che dovrebbero far decollare una volta per tutte il famoso secondo pilastro, ovvero quella previdenza complementare che viene spesso definita imprescindibile nella prospettiva di pensioni di base sempre più basse.
Un caso clamoroso
Da ormai un anno la Covip, che per legge dovrebbe avere tre componenti, è senza presidente. Era febbraio del 2013, infatti, quando l’ex numero uno Antonio Finocchiaro, già vicedirettore generale della Banca d’Italia, lasciò l’incarico. Da allora l’Autorità ha anche lasciato per strada un altro componente, Giuseppe Stanghini, e quindi ora va avanti con un presidente facente funzioni, l’ex dirigente della Cisl Rino Tarelli. Il quale governa la struttura da solo. Semplicemente incredibile, se si pensa a quante volte i ministri del lavoro hanno sottolineato l’importanza del settore. A dir la verità l’attuale ministro Enrico Giovannini, a metà del dicembre scorso, ha battuto un colpo. E ha proposto di nominare definitivamente Tarelli presidente, affiancato da due nuovi commissari: Francesco Massicci, pezzo grosso della Ragioneria generale dello Stato, e Antonella Valeriani del ministero del lavoro. Le proposte di nomina, adesso, dovranno però arrivare sul tavolo delle competenti commissioni di camera e senato. Dove però, ancora ieri, non si aveva notizia della pratica. Situazione non semplice anche dalle parti della Consob. Dopo la scadenza del mandato di Michele Pezzinga, la Commissione che vigila sulla Borsa va avanti con due soli componenti, il presidente Giuseppe Vegas e Paolo Troiano. E qui è appena il caso di ricordare su quali questioni aperte la Consob è chiamata a vigilare, dal Monte dei Paschi alla nuova Unipol-Fonsai, passando per tutte le novità che potrebbero riguardare il mondo Telecom. Insomma, è evidente a tutti che ci vorrebbe una Consob a ranghi “legali”. La nomina del commissario mancante spetta al presidente del consiglio Enrico Letta. Senza contare che non più di qualche settimana fa il governo, all’interno della legge di stabilità, ha provato senza successo ad aumentare da tre a cinque il numero dei membri della Commissione. Un ritorno al passato che forse non sarebbe stato il massimo del messaggio, considerato anche che un componente della Consob vanta un emolumento annuo di 272.643 euro (mentre il presidente ne prende 302.937)
Non c’è nemmeno un sito
E che dire della neonata Authority dei trasporti? Qui il dossier più spinoso è quello della eventuale separazione della rete ferroviaria da Fs, viste le continue richieste di parità di accesso da parte del concorrente Ntv di Luca Cordero di Montezemolo. Peccato che l’Autorità guidata da Andrea Camanzi, ex dirigente di Telecom e Olivetti, ancora adesso si debba appoggiare alle strutture dell’Antitrust in attesa di una sistemazione definitiva. La sede, dopo un triste tira e molla politico, è stata stabilita a Torino, scatenando numerose polemiche. Insomma, parliamo di un’Autorità che non è ancora in grado di lavorare. E che non ha nemmeno un suo sito internet. Alla faccia dell’urgenza di alcuni provvedimenti attesi dagli operatori.