Via libera alle fake news in america: Rubio chiude il servizio anti-disinformazione

Fake news in america, c'è il via libera del segretario di Stato Rubio che annuncia la chiusura del servizio anti-disinformazione

Via libera alle fake news in america: Rubio chiude il servizio anti-disinformazione

Sembra quasi un via libera alle fake news negli Stati Uniti quello sancito dal segretario di Stato americano Marco Rubio che ha annunciato la chiusura del Servizio per il contrasto alla disinformazione straniera, suscitando polemiche in un momento delicato per la sicurezza informativa globale.

Una mossa a sorpresa, ma carica di implicazioni politiche e diplomatiche: il segretario di Stato americano Marco Rubio ha annunciato la chiusura definitiva del servizio incaricato di contrastare le campagne di disinformazione provenienti dall’estero. Secondo Rubio, l’obiettivo è quello di “difendere la libertà di espressione degli americani”, a suo dire minacciata anche nei Paesi alleati come quelli dell’Unione Europea.

Fake news in america, c’è il via libera del segretario di Stato Rubio che annuncia la chiusura del servizio anti-disinformazione

La decisione arriva mentre gli esperti di cybersicurezza mettono in guardia contro il rischio crescente di interferenze informative da parte di attori statali come Russia e Cina. Nonostante questo contesto, Rubio ha puntato il dito contro l’amministrazione precedente, accusandola di aver utilizzato il servizio – dal costo annuale di oltre 50 milioni di dollari – per “silenziare gli stessi cittadini americani che avrebbe dovuto proteggere”.

“Questo servizio ha speso milioni per censurare voci americane. I fondi risparmiati saranno ora impiegati per promuovere un messaggio filoamericano e difendere la libertà di espressione, che oggi è sotto attacco anche nel mondo occidentale”, ha spiegato il segretario di Stato in un’intervista alla Foundation for Freedom Online.

Le accuse all’Europa e il caso Musk

Pur senza citare esplicitamente Cina o Russia come minacce, Rubio ha invece lanciato un affondo contro l’Europa. Il riferimento è a presunti casi – non meglio specificati – in cui “persone pubblicano qualcosa online e la polizia bussa alla porta, portandole in prigione per 60 giorni”. Dichiarazioni che suonano come un duro monito all’Unione Europea e che rischiano di creare attriti diplomatici.

“Se un gruppo di Paesi come l’UE attacca cittadini americani per le loro opinioni, questo diventa un problema per la cooperazione internazionale”, ha sottolineato Rubio. Non è mancato un accenno al caso Elon Musk e alla Commissione Europea, che lo scorso anno aveva messo in guardia il fondatore di X (ex Twitter) in vista di una possibile intervista a Donald Trump.

“Se provano a intimidire non solo figure di rilievo come Elon, ma chiunque, allora si apre la possibilità di minacciare anche funzionari statunitensi”, ha dichiarato Rubio, lasciando intendere potenziali ripercussioni diplomatiche.