“Gjader e Schengjin sono prigioni, in Albania un fallimento costato un miliardo”: parla Traversi (M5S)

Parla il deputato Roberto Traversi (M5S) di ritorno dall’Albania. “Nessuna deterrenza, i disperati continueranno a partire comunque”.

“Gjader e Schengjin sono prigioni, in Albania un fallimento costato un miliardo”: parla Traversi (M5S)

Traversi, di rientro dalla sua missione in Albania – ricordiamo che lei è anche componente dell’Intergruppo parlamentare Italia-Albania – che impressioni porta dei due centri di Schengjin e Gjader?
“I due centri immigrati sono a tutti gli effetti l’emblema dell’ennesima “illusione comunicativa” di questo Governo. L’ Albania è un Paese emergente che ha un ricco potenziale, con un popolo accogliente e da sempre molto unito al nostro Paese. Ma la mia opinione sulla gestione degli immigrati in terra albanese è molto negativa ed il percorso di cooperazione deve essere portato avanti su progetti diversi. I due centri pur essendo strutture nuove, studiate con tutti gli accorgimenti necessari, al primo impatto si palesano oggettivamente come delle vere e proprie prigioni. Il fatto che siano state realizzate all’estero evidenzia già ad occhio nudo le complessità burocratiche e giuridiche oltre che quelle logistiche e diplomatiche connesse oltre alla realizzazione anche alla operatività dei due plessi. Nello specifico il primo, quello più piccolo è realizzato nel porto di Schengjin, e funge da hotspot per l’identificazione dei migranti e la prima assistenza medica. A distanza di circa 20 km, collegata da una strada poco agevole si trova il secondo a Gjader, in cui sono state realizzate tre strutture: un centro per il trattenimento di richiedenti asilo (880 posti), un Cpr (144 posti) ed un penitenziario (20 posti). Ovviamente tutto gestito da Polizia, Guardia di finanza e Polizia penitenziaria italiana, oltre che figure giuridiche, mediatori culturali e magistrati che dall’Italia si devono collegare per dirimere le controversie”.

L’esternalizzazione delle frontiere e il modello italiano possono davvero essere la chiave per la gestione dei flussi migratori clandestini in Europa?
“Direi assolutamente di no. È indubbio che l’Italia da sola non può fronteggiare con le sole sue forze un fenomeno così vasto quale è quello dell’immigrazione, ma pensare di farlo così è illusorio. Chi parla in maniera prettamente ideologica di accoglienza senza entrare nel merito della difficoltà della gestione cade nell’ipocrisia. Primo perché chi scappa dalla disperazione e intraprende il viaggio verso la salvezza è disposto a tutto per un futuro migliore, quindi se ha la possibilità di muoversi lo fa nella speranza di non essere intercettato. Secondo chi gestisce e lucra sulla tratta dei clandestini identicamente non smetterà di mercificare sulla disperazione altrui indipendentemente dalla destinazione. È però vero che questa proposta di gestione abbia interessato molti, infatti sappiamo che i due centri più che esser stati usati per le finalità per i quali sono stati realizzati, ad oggi pare siano stati solo oggetto di culto e visita di curiosi. Sono diventati una cattedrale nel deserto, un fallimento costato un miliardo e aver portato venerdì scorso in fretta e furia 40 persone dai centri italiani è solo un esercizio formale per fingere un utilizzo dopo quasi un anno di nulla”.

Intanto, stando alle conclusioni dell’avvocato generale della Corte di Giustizia Ue, la mera circostanza che un Paese terzo sia designato come Paese di origine sicuro mediante un atto legislativo non può avere la conseguenza di sottrarlo ad un controllo di legittimità. Una buona notizia?
“Certo perché da sempre abbiamo sostenuto che il giudice valuterà caso per caso se la procedura accelerata di frontiera (applicabile solo in caso di provenienza da paese sicuro) possa essere applicata nel caso concreto, in considerazione delle specificità territoriali del singolo paese e del soggetto interessato”.

Come si concilia il contrasto all’immigrazione clandestina e la necessità di manodopera denunciata da Confindustria e che non ha trovato una risposta sufficiente nel decreto flussi?
“È fondamentale contrastare l’immigrazione clandestina e questo lo si può provare a fare individuando percorsi che garantiscano tutele e diritti e formazione ai tutti affinché ciò che è un problema possa diventare opportunità anche per le esigenze che richiede Confindustria. L’accoglienza indiscriminata equivale ad una non accoglienza e quindi è importante individuare i giusti metodi di selezione circa i richiedenti asilo”.

Pensando alla giustizia, abbiamo visto che – proprio sul dossier migranti – si sono inasprire le tensioni tra magistratura ed esecutivo. Quale lo stato di salute attuale del rapporto tra questi due poteri dello Stato? Il clima giusto per una riforma?
“Difendiamo da sempre i principi sanciti dalla Costituzione, riconoscendo fortemente l’autonomia della magistratura e da sempre combattiamo le azioni di questo governo che sta spuntando giorno dopo giorno le armi del potere giudiziario. Allo stesso tempo essere stati eletti ed essere maggioranza non significa “possiamo fare quello che vogliamo” e tantomeno la logica non deve essere quella di modificare le leggi che tendenzialmente non si voglia rispettare, o non rispettare le sentenze dei giudici. Quindi in definitiva parlando di stato di salute e di rapporto tra i due poteri siamo molto preoccupati e premesso ciò, possiamo tranquillamente dire che non ci sono le premesse per attuare una sapiente riforma”.

Qui i video della visita di Traversi in Albania