Fondazione Milano-Cortina, la Procura: “Inviare alla Consulta il decreto salva-manager”

Il decreto che ha definito la Fondazione olimpica ente privato nel mirino della Procura: sia la Consulta a stabilirlo

Fondazione Milano-Cortina, la Procura: “Inviare alla Consulta il decreto salva-manager”

Col decreto del Governo dello scorso giugno, poi convertito in legge, che ha qualificato la Fondazione Milano-Cortina 2026 come ente di diritto privato e non ente pubblico, c’è stata una “indebita ingerenza” dell’esecutivo, tale da causare “ripercussioni dirette sull’attività investigativa” e sulle indagini, di fatto bloccate, della Procura di Milano sulle presunte irregolarità nella gestione dell’evento e, in particolare, su presunti appalti truccati in cambio di mazzette.

Il ricorso della Procura

È quanto mettono nero su bianco l’aggiunta Tiziana Siciliano e i pm Francesca Cajani e Alessandro Gobbis nelle oltre 200 pagine con le quali ieri hanno chiesto alla gip Patrizia Nobile da una parte di archiviare un fascicolo che vedeva indagati sette tra ex manager e fornitori della Fondazione, dall’altra di mandare gli atti alla Consulta per verificare la legittimità costituzionale del decreto.

Appalti milionari senza gara

L’inchiesta, divisa in due tronconi, riguarda appalti e sponsorizzazioni dati dalla Fondazione. Nel primo filone sull’appalto tecnologico del 2020-2021 sono indagati Luca Tomassini, imprenditore di Vetrya che vinse gli affidamenti, l’ex ad della Fondazione Vincenzo Novari, e Massimiliano Zuco, un ex dirigente, con le accuse di corruzione (tra privati, come riqualificò il Riesame) e turbativa d’asta. Nel secondo, invece, si indaga sui rapporti economici Deloitte-Fondazione per presunte fatture “gonfiate” del 2023.

Ente pubblico o privato? Lo dica la Consulta

Di fatto la Procura ha chiesto di definire una volta per tutte la natura giuridica della Fondazione da parte della Corte Costituzionale: se infatti la Fondazione è ente pubblico (come sostengono Procura e Anac, visto che usa fondi pubblici, personale pubblico e le perdite sono ripianate dallo Stato), allora si devono continuare le indagini, perché la Fondazione avrebbe affidato direttamente, senza ricorrere a procedure di evidenza pubblica, appalti da milioni di euro, andando contro la legge.

Se invece è ente privato (come ha sostenuto il governo con il suo decreto), allora si deve archiviare tutto, perché era libera di agire come un qualsiasi ente privato.

“Impedite” l’attività investigativa e il sequestro dei fondi

Per la procura, comunque, quella “norma interpretativa” voluta dal governo Meloni ha impedito “non solo un’attività di intercettazione telefonica, ritenuta necessaria anche dalla Guardia di Finanza” per acquisire ulteriori riscontri sulla seconda gara, ossia l’affidamento dei servizi digitali a Deloitte, ma anche “la possibilità di richiedere un sequestro preventivo delle somme di denaro che, allo stato, possono ritenersi profitto di reato di entrambi i reati di turbativa d’asta, con correlativo danno” per la Fondazione.

Le presunte sovrafatturazioni di Deloitte

Intanto ieri si sono delineati i termini del secondo troncone di indagine, che riguarda le sponsorizzazioni rese dalla società Usa Deloitte. Il fascicolo, per ora senza indagati, nasce da un’informativa dello scorso 25 giugno della Gdf sulla doppia veste di Deloitte, contemporaneamente partner-fornitore del comitato organizzatore per la cybersicurezza e l’integrazione tecnologica e sponsor con la possibilità di sfruttamento dei diritti d’immagine dell’evento sportivo internazionale.

Nell’annotazione delle Fiamme gialle si parla di un presunto “giro di mazzette”. L’ipotesi è che la Fondazione avrebbe sostenuto un “maggior costo” di 4 milioni di euro verso Deloitte per “produrre ex novo” il sito internet che “era già stato creato” dalla Vetrya-Quybit per soli “300mila euro”. Per la procura, quindi, alcuni servizi sarebbero stati sovrafatturati, rendendo di fatto gratuite le sponsorizzazioni.

“Il cliente ti ha fatto vincere la gara”

A suffragare le ipotesi dei pm, alcune intercettazioni: “Questa roba gli costerà 100mila euro, la fatturano quattro milioni”, diceva Novari intercettato a Tomassini. “Poi ti racconto cosa c’è dietro”, aggiunge. Il “giro di mazzette”, di cui parlava il terzo indagato Zuco, non sarebbe stato direzionato “verso Vincenzo (Novari, ndr) che non le prende, perché al massimo fa accordi di altro tipo”.

“Spendine 4 per far contenta Deloitte”, aggiungeva Zuco. Dell’affare parlano direttamente i manager di Deloitte (alcuni sono stati interrogati martedì scorso): “Il cliente ti ha fatto vincere la gara”, dice un partner della società americana ad un altro, Luigi Onorato, fratello dell’assessore ai Grandi eventi e Sport del Comune di Roma, Alessandro Onorato.