E meno male che le pensioni sono un cavallo di battaglia della Lega, con tanto di promessa, mai mantenuta, di abolire la riforma Fornero. Già, perché alcune delle misure volute proprio dal partito di Matteo Salvini, come le operazioni di “saldo e stralcio”, hanno finito per causare un buco da 6,6 miliardi nei conti previdenziali.
Questo ammanco riguarda in particolare le pensioni dei lavoratori dipendenti di aziende che hanno beneficiato del condono sui contributi non versati. Un vuoto che ora dovrà essere coperto dallo Stato, attingendo alla fiscalità generale per restituire all’Inps quanto perso con lo stralcio dei crediti contributivi fino al 2015.
A lanciare l’allarme è stato il Civ dell’Inps, il Consiglio di Indirizzo e Vigilanza, ovvero l’organo che rappresenta le parti sociali all’interno dell’Istituto e che vigila sull’andamento dei conti e sull’equilibrio del sistema previdenziale.
L’Inps deve garantire l’assegno ai lavoratori delle aziende graziate dal condono
Il punto è semplice ma pesante: quando un’azienda non paga i contributi previdenziali dovuti, ma il lavoratore è un dipendente, l’Inps deve comunque garantire la pensione. Quei contributi, pur mai incassati, entrano comunque nel calcolo dell’assegno pensionistico, per il principio dell’automaticità delle prestazioni.
Ecco perché, secondo il Civ, “è necessario coprire gli oneri aggiuntivi che l’Istituto dovrà sostenere nei prossimi anni”, anche in assenza di versamenti effettivi. Questo impatterà sul bilancio statale: si dovrà tenerne conto nei futuri trasferimenti dall’erario all’Inps.
Complessivamente, i provvedimenti di stralcio delle cartelle contributive – introdotti tra il 2018 e il 2022 – comporteranno la cancellazione di 16,4 miliardi di euro dal bilancio. Di questi, 13,7 miliardi peseranno negativamente sul Rendiconto generale 2024.
Tuttavia, questo impatto non inciderà sul patrimonio dell’Inps, in quanto sarà assorbito dal Fondo svalutazione crediti.
La delibera approvata ieri dal Civ, relativa al riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023, prevede anche l’eliminazione di 2,7 miliardi di residui passivi.
I condoni varati tra il 2018 e il 2022 hanno pesato per 15,4 miliardi
Il Civ ha anche sottolineato una distinzione importante: per i lavoratori autonomi, i contributi non versati non danno diritto a prestazioni, quindi non rappresentano un peso finanziario reale per l’Inps nel lungo periodo.
Al contrario, per i dipendenti sì: la pensione è comunque dovuta anche se il datore non ha versato quanto dovuto. Una responsabilità che, in ultima analisi, ricade sull’intera collettività.
Il Civ precisa inoltre che la quasi totalità (15,4 miliardi su 16,4) delle variazioni in diminuzione dei residui attivi è legata ai condoni.
Il condono che ha pesato di più è quello del governo Meloni
Ecco il dettaglio: 400 milioni derivano dallo stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati tra il 2000 e il 2010 (Decreto Legge 119/2018, governo Conte I); 5,4 miliardi dallo stralcio dei crediti fino a 5.000 euro maturati nello stesso periodo (Decreto Legge 41/2021, governo Draghi); 9,9 miliardi dallo stralcio dei crediti fino a 1.000 euro maturati fino al 2015 (Legge 197/2022, governo Meloni).
In sintesi, il primo condono ha pesato per 400 milioni, il secondo per 5,4 miliardi e il terzo — il più oneroso — per ben 10 miliardi.
Durissimo il commento politico. Il senatore di Avs Tino Magni attacca: “Il Governo fa i condoni per i furbetti e gli italiani onesti pagano.”
E dalla Cgil, i segretari confederali Lara Ghiglione e Christian Ferrari aggiungono: “È inaccettabile continuare a giustificare la rinuncia a miliardi di euro in nome di sanatorie generalizzate, che penalizzano chi ha sempre versato regolarmente.”
Il debito pubblico ritorna sopra i 3000 miliardi
Come se non bastasse, proprio ieri la Banca d’Italia ha certificato che, a febbraio, il debito pubblico è tornato a superare i 3.000 miliardi di euro. Un segnale preoccupante che si aggiunge a un quadro già molto fragile, e che rilancia il dibattito sull’equità fiscale e sulla tenuta futura del nostro sistema previdenziale.