Poche idee, spesso confuse e, soprattutto, discutibili. Sono quelle del governo di Giorgia Meloni in materia di sicurezza. Appena archiviato il lavoro sul famigerato Dl Sicurezza – secondo magistrati e avvocati a rischio di incostituzionalità – il ministro Matteo Piantedosi è già pronto a rilanciare con un nuovo giro di vite sulle libertà personali, in nome dell’incolumità delle forze dell’ordine (bacino di voti della destra).
Manifestazione di Milano, derby di Roma, rave a Torino: tutto nello stesso calderone
“Si susseguono i vergognosi attacchi di delinquenti contro le forze dell’ordine: a Milano per una manifestazione caratterizzata da danneggiamenti e aggressioni, a Torino in occasione di un rave abusivo, a Roma con ultrà scatenati in violenze di ogni tipo”, ha dichiarato marziale il ministro domenica sera, “ A fronte di questi comportamenti indegni e inaccettabili, le forze di polizia continuano a svolgere il proprio lavoro con equilibrio e professionalità, garantendo la sicurezza della collettività in condizioni molto difficili. A loro va la gratitudine e il pieno sostegno del governo. Per questo, oltre al decreto-legge sicurezza appena varato, siamo determinati a portare avanti ogni ulteriore misura necessaria per garantire l’incolumità degli uomini e delle donne in divisa“.
Colpire tutti, indiscriminatamente
Un annuncio che mischia tutto, dalle manifestazioni politiche, agli scontri calcistici tra tifosi, fino alle feste. Mondi estranei che però vengono accomunati e tacciati di mettere in pericolo gli agenti. E quindi da colpire indiscriminatamente. Come se protestare pacificamente contro un genocidio con i carelli in mano sia paragonabile alla caccia organizzata al tifoso avversario…
Quegli agenti con i simboli nazisti
Non una parola, invece, da parte del ministro, è arrivata sulle cariche al corteo pro Palestina a Milano, dove due agenti in tenuta antisommossa sono stati immortalati mentre sfoggiavano la felpa con il toro, l’aquila e la scritta “Narodowa Duma” (“Orgoglio nazionale”), simbolo degli “Orzel Skulls” (Teschi dell’Aquila), gruppo ultras neonazista polacco.
Perché l’obiettivo del governo è aumentare la stretta sulle libertà personali, la stessa che ha portato il governo in tre anni a moltiplicare i reati, salvo poi accusare i giudici di essere i responsabili del sovraffollamento carcerario, perché condannano troppo (copyright ministro Carlo Nordio).
E, mentre il collega Antonio Tajani veniva immediatamente in soccorso di Piantedosi (“bene fa il governo ad adottare la linea dura contro i violenti”), la magistratura faceva sentire la propria voce.
La rivolta dei magistrati: “Decreto incostituzionale”
Il decreto Sicurezza “appena entrato in vigore pone seri problemi di metodo e di merito, già denunciati dall’Accademia e dall’Avvocatura”, ha denunciato la Giunta esecutiva centrale dell’Associazione nazionale magistrati in una nota. “Sul metodo, perché il ricorso al decreto legge ha posto nel nulla un fecondo dibattito in Parlamento che durava da oltre un anno. Sul merito, perché le 14 nuove fattispecie incriminatrici, l’inasprimento delle pene di altri nove reati e l’introduzione di aggravanti prive di fondamento razionale, danno vita a un apparato normativo che non si concilia facilmente con i principi costituzionali di offensività, tassatività, ragionevolezza e proporzionalità”.
Per l’Anm, in questo modo “si introducono nuovi reati per sanzionare in modo sproporzionato condotte che sono spesso frutto di marginalità sociale e non di scelte di vita: basti pensare che la pena per l’occupazione abusiva di immobili coincide con quella prevista per l’omicidio colposo con violazione delle norme sulla Sicurezza sul lavoro”. E quindi – aggiungono i magistrati – “incriminare la resistenza passiva nelle carceri e nei Cpr, e dunque la resistenza non violenta e la semplice manifestazione del dissenso, produce effetti criminogeni, con il rischio concreto che lo stato di detenzione diventi il presupposto per l’irrogazione di nuove e ulteriori condanne”.
L’invocazione a un ravvedimento
“Nonostante la gravissima situazione carceraria, più volte denunciata, si introducono nuove ipotesi di esclusione delle misure alternative e dei benefici penitenziari, oltre al carcere per le donne incinte”, continua la nota, tanto che “l’Anm auspica che in sede di conversione possano essere adottati tutti i correttivi necessari a scongiurare i rischi di un diritto penale simbolico e invita l’Avvocatura e l’Accademia ad una riflessione comune sull’uso dello strumento penale come mezzo di controllo sociale e sui possibili profili di illegittimità costituzionale che alcune delle norme contenute nel decreto presentano”.