Dimmi chi sono i tuoi genitori e ti dirò cosa ne sarà della tua vita. Il concetto emerso dal report realizzato da Legacoop in collaborazione con Ipsos, sintetizzando, sembra essere questo: solo tre italiani su dieci, infatti, credono che i propri figli possano aspirare a una posizione sociale migliore. L’analisi evidenzia come cresca la percezione delle diseguaglianze sociali ma anche del blocco dell’ascensore sociale. Nello specifico, la diseguaglianza cresce – secondo gli intervistati – per la possibilità di accesso ai servizi sanitari di qualità e alla casa, così come per le discriminazioni di genere.
A crescere, poi, sono anche le percezioni di fratture sociali più forti, con un blocco sostanziale dell’ascensore sociale. Basti pensare che ben sei italiani su dieci si collocano nella parte inferiore della piramide sociale mentre, come detto, solo tre su dieci credono che i propri figli possano aspirare a una posizione sociale migliore. Simone Gamberini, presidente di Legacoop, sottolinea come emerga una “società polarizzata, con un’ampia maggioranza degli italiani che si colloca nella parte inferiore della piramide sociale, con una forte consapevolezza delle disuguaglianze specialmente nell’accesso ai servizi essenziali”. Ma la questione più preoccupante è quella relativa alle prospettive future: nel ceto popolare, la quota di chi crede che i figli avranno una posizione sociale peggiore “è cresciuta di 15 punti in soli tre anni”. Risultati che “delineano un quadro in cui il senso di immobilità sociale è sempre più diffuso”, sottolinea Gamberini.
Ascensore sociale bloccato e forti diseguaglianze: il report Legacoop-Ipsos
Nel report si evidenziano anche le principali disuguaglianze sociali: al primo posto c’è l’aumento della povertà al 57% (anche se in calo rispetto al 2022), al secondo la precarizzazione del lavoro al 45%, al terzo la mancanza di lavoro e di opportunità per i giovani. Tutte indicazioni in calo rispetto a tre anni fa, mentre è netta la crescita (+9 punti) per la percezione di diverse possibilità di accesso ai servizi sanitari di qualità (quarta con il 41%). Alta anche la percezione di un’elevata difficoltà di crescita sociale per chi viene da famiglie a basso reddito (36%). Crescono la percezione delle discriminazioni di genere (30%) e per le possibilità di accesso alla casa (26% e +8 punti). Dal punto di vista delle fratture sociali, al primo posto c’è quella fra ricchi e poveri (66%), seguita da quella tra lavoro stabile e flessibile e poi tra italiani e immigrati. Tutte in crescita. Infine, in declino è la percezione di far parte del ceto medio, mentre cresce l’idea di far parte del ceto fragile, ovvero di chi fa fatica ad arrivare a fine mese.