La Sveglia

La ricetta Usa per i migranti? Gestiti come pacchi Amazon

Le persone trattate come merce in magazzino: la ricetta Usa per i migranti è gestirli come se fossero pacchi Amazon.

La ricetta Usa per i migranti? Gestiti come pacchi Amazon

Ci sono parole che svelano l’abisso più di qualunque confessione. Todd Lyons, capo ad interim dell’Agenzia federale Usa per l’immigrazione, ha trovato la sua: «Gestiremo i migranti come Amazon Prime». Lo ha detto davvero, in un discorso pubblico, davanti alla platea della Border Security Expo di Phoenix. Nessuno ha finto indignazione. Nessuno si è alzato. Perché la trasformazione delle persone migranti in oggetti da spedire — pacchi da smaltire con intelligenza artificiale, da “caricare sugli aerei” come merci in saldo — è già normalizzata.

Il linguaggio segue l’ideologia: se il migrante è un prodotto, allora l’espulsione è un algoritmo, non una violenza. Non c’è trauma, non c’è storia, non c’è vita. C’è solo il problema logistico di “riempire i posti liberi” con efficienza, come si fa in magazzino. Ma qui non si parla di scatole da etichettare. Qui si parla di esseri umani.

Il cinismo industriale con cui gli Stati Uniti parlano delle deportazioni è lo stesso che infetta l’Europa: l’idea che basti ottimizzare il sistema, automatizzare la frontiera, disumanizzare il processo. E così l’emergenza umanitaria diventa problema di performance. I diritti, una scocciatura da risolvere con l’IA. Chi parte, un errore da correggere con una logistica migliore.

Il modello Amazon applicato alle vite umane non è una trovata infelice. È un manifesto. E ci riguarda più di quanto vogliano farci credere. Perché ogni volta che un migrante viene trattato come una consegna da evadere, si sta decidendo chi ha diritto a essere persona. E chi può essere ridotto a merce, silenziosamente, senza neanche più bisogno di odio, solo con efficienza.