Mentre le bombe continuano a cadere sulla Striscia di Gaza, si riaccende una flebile speranza di tregua tra Hamas e Israele. A lasciarlo intendere è il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che, durante la sua visita a Washington per incontrare Donald Trump, ha dichiarato di stare lavorando con il presidente americano a un “accordo di pace per riportare gli ostaggi a casa, che speriamo abbia successo”. Il contenuto del piano resta però ignoto, poiché il leader di Tel Aviv non ha fornito alcun dettaglio.
Una dichiarazione che, tuttavia, ha ridato vigore ai mediatori egiziani guidati dal presidente Abdel Fattah al-Sisi, che hanno subito colto l’occasione per avanzare una nuova proposta volta a ripristinare il cessate il fuoco nella Striscia e favorire lo scambio tra ostaggi israeliani e prigionieri palestinesi. Secondo quanto riportato dal quotidiano Asharq al-Awsat, il piano del Cairo prevederebbe “il rilascio di otto ostaggi vivi da Gaza in cambio di un cessate il fuoco” della durata “tra i 40 e i 70 giorni”.
Si tratta, come spiegano alti funzionari egiziani, di una proposta che mira “a soddisfare il maggior numero possibile di aspirazioni da entrambe le parti”, poiché Hamas vorrebbe il rilascio di soli due ostaggi in cambio di una tregua di cinquanta giorni, mentre Israele chiede almeno la metà degli ostaggi ancora trattenuti nella Striscia per accettare lo stop ai combattimenti.
Da Netanyahu una timida apertura alla pace nella Striscia. E l’Egitto lo incalza con una nuova proposta per il cessate il fuoco
In attesa di capire se l’apertura alla pace di Netanyahu sia concreta o solo di facciata, nell’enclave palestinese si continua a morire. È di almeno 26 morti — tra cui 8 bambini e 5 donne — il bilancio degli ultimi attacchi israeliani sulla Striscia. Secondo numerosi testimoni, un attacco avrebbe colpito una casa nella città centrale di Deir al-Balah, provocando 11 vittime, tra cui 5 bambini di appena due anni.
Altre 4 persone sono state uccise in un attacco separato contro un’altra abitazione nella stessa città. Sette civili hanno perso la vita sotto le bombe cadute su Beit Lahiya, dove è stata rasa al suolo una casa, e altre 4 vittime si registrano a nord-ovest di Gaza City. Raid che, secondo Israele, avrebbero colpito “terroristi”, mentre Hamas accusa l’esercito israeliano di aver attaccato deliberatamente “edifici residenziali e zone densamente popolate”.
Le nuove accuse dell’Onu a Israele
Con i combattimenti che proseguono e la scia quotidiana di sangue, il Commissario generale dell’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNRWA), Philippe Lazzarini, ha nuovamente criticato Netanyahu: “A causa dell’assedio imposto dalle autorità israeliane, a un’intera popolazione vengono negati i beni di prima necessità per la sopravvivenza. Aiuti umanitari, forniture mediche, beni commerciali, cibo e carburante sono vietati a Gaza da oltre un mese”.
“I leader mondiali devono agire con fermezza, urgenza e decisione per difendere i principi fondamentali del diritto umanitario internazionale”, ha aggiunto Lazzarini, sottolineando che “a Gaza gli atti di guerra mostrano un totale disprezzo per la vita umana, sotto gli occhi del mondo”.
Infine, ha rivolto un appello alla comunità internazionale — finora rimasto inascoltato — affinché faccia pressione su Israele per fermare il massacro di civili e riaprire il transito agli aiuti umanitari.