di Massimo Cultrera
Un’altra stanga per gli automobilisti. Da ieri sono scatatti gli incrementi tariffari delle tratte autostradali nazionali, approvati con i decreti firmati dai ministri Maurizio Lupi e Fabrizio Saccomanni. L’aumento medio è pari a circa il 3,9%, ma i concessionari avevano chiesto come al solito molto di più: una media del 4,8%. Lupi ha spiegato la limatura con l’esigenza di attenuare l’impatto degli incrementi tariffari sull’utenza in un periodo di perdurante crisi economica. Ma la “scortesia” ai potenti concessionari non sarà gratuita. “A fronte di aumenti molto significativi spettanti – a modo di vedere del ministro – ad alcuni concessionari, sono stati corrisposti incrementi tariffari inferiori da compensare in sede di futuro aggiornamento quinquennale dei piani finanziari”. Tradotto: i circa 50 milioni di euro l’anno fatti risparmiare oggi saranno caricati sugli automobilisti domani. Senza contare quei concessionari autostradali che non hanno nemmeno voluto attendere, ottenendo incrementi superiori alla media generale degli ultimi rincari in quanto “impegnati – secondo il ministero – nella realizzazione di opere di rilevante interesse per lo sviluppo del Paese”. Opere di cui però si vede a malapena traccia, così come non si vedono gli investimenti fatti dagli stessi concessionari sulla rete autostradale, in barba a precisi impegni contrattuali. Così, invece di sanzionare chi non rispetta gli accordi, abbiamo autostrade vecchie e pericolose. E in più il governo alza le tariffe. se non fosse realtà, sarebbe un incubo. O roba buona per qualche magistrato con la voglia di metterci dentro il naso. Un punto percentuale nel rialzo delel tariffe vale milioni di euro. Mica spiccioli!
Sono aumenti ingiustificati, che giungono nel consueto caos dei provvedimenti di fine anno, ha rilevato ieri l’Osservatorio Nazionale sulle Liberalizzazioni dei Trasporti (Onlit). I rialzi sono spesso a due cifre, come nel caso della Torino-Aosta (+15%) o della Venezia-Trieste (+12,9%). “Da anni – ha detto il presidente dell’Osservatorio Dario Balotta – gli aumenti dei pedaggi finiscono con l’accumulare ingenti flussi di cassa dei concessionari autostradali, che sono investiti in attività finanziarie o vengono utilizzati per nuove partecipazioni societarie, anziché essere impiegati in nuovi servizi o nuove opere per gli automobilisti”.