Aumenta la disuguagliana nella distribuzione dei redditi italiani. A denunciarlo è l’Istat nel rapporto ‘Condizioni di vita e reddito delle famiglie, anni 2023-2024‘, dove spiega che per misurare la disuguaglianza nella distribuzione dei redditi è possibile ordinare gli individui dal reddito equivalente più basso a quello più alto, classificandoli in cinque gruppi (quinti). Il primo quinto comprende il 20% degli individui con i redditi equivalenti più bassi, l’ultimo quinto il 20% di individui con i redditi più alti. Il rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dall’ultimo quinto e quello ricevuto dal primo quinto (rapporto noto come s80/s20) fornisce una misura sintetica della disuguaglianza.
Se si fa riferimento alla distribuzione dei redditi equivalenti netti senza affitti figurativi, nel 2023, l’indicatore s80/s20 è pari a 5,5, in lieve peggioramento rispetto al 2022 (quando era pari a 5,3), ma al di sotto del valore pre-pandemia del 2019 (5,7). Se si includono gli affitti figurativi, il rapporto nel 2023 si attesta a 4,8 (era 4,7 nel 2022), arrivando a 5 nel Mezzogiorno (era 4,7 nel 2022). Il livello di disuguaglianza è invece inferiore al dato medio nazionale nel Nord-ovest (4,4), seppur in peggioramento rispetto al 2022 (quando era 4,1), e nel Centro (4,5) dove rimane sostanziamente stabile rispetta al 2022 (4,4); nel Nord-est il livello di disuguaglianza resta stabile e più basso della media nazionale (3,7, mentre nel 2022 era 3,8).
Il Nord-ovest presenta il reddito medio familiare inclusivo degli affitti figurativi più alto tra le quattro macro ripartizioni geografiche (47.429 euro contro un valore medio nazionale pari a 42.715 euro) e la crescita maggiore in termini nominali rispetto al 2022 (quando era 44.564 euro).
Aumenta la disuguagliana nella distribuzione dei redditi: l’allarme dell’Istat sui salari italiani
Nel Mezzogiorno il livello di reddito medio familiare inclusivo degli affitti figurativi è il più basso (34.972 euro), nonostante il forte incremento rispetto all’anno precedente (era 33.140 euro nel 2022), seguito dal Centro (44.001 euro da 42.742 euro nel 2022) e dal Nord-est, dove il reddito medio familiare inclusivo degli affitti figurativi è decisamente superiore al valore medio nazionale e in crescita rispetto al 2022 (47.279 euro da 46.933 del 2022). Una delle misure principalmente utilizzate nel contesto europeo per valutare la disuguaglianza tra i redditi degli individui è l’indice di concentrazione di Gini.
Se calcolato sui redditi netti senza componenti figurative e in natura (definizione armonizzata a livello europeo), nel 2023, il valore stimato per l’Italia è pari a 0,323, in peggioramento rispetto all’anno precedente (quando era 0,315). L’indice di concentrazione di Gini calcolato per Sud e Isole (0,339) è sensibilmente più elevato del dato medio nazionale. Centro (0,314) e soprattutto Nord-ovest (0,303) e Nord-est (0,276) presentano invece un valore marcatamente più basso.
Tra il 2022 e il 2023, l’indice di concentrazione di Gini misura un incremento lieve della disuguaglianza fra i redditi nel Nord-ovest (0,303 da 0,295 del 2022) e nel Centro (0,314 da 0,305 del 2022) e un aumento più ampio nel Mezzogiorno (0,339 da 0,321 del 2022). Il Nord-est, rileva l’Istat, è l’unica ripartizione geografica dove si registra invece un lieve miglioramento rispetto al 2022 (l’indice di concentrazione del Gini è pari a 0,276 da 0,282 del 2022).