Il piano di Tajani sui dazi: piegarsi ai diktat di Trump

Il piano di Tajani e del governo contro i dazi Usa consiste semplicemente nell'arrendersi a tutte le condizioni imposte da Trump.

Il piano di Tajani sui dazi: piegarsi ai diktat di Trump

Ancor prima di iniziare la guerra, l’Italia si è già arresa. Parliamo dello scontro sui dazi che Donald Trump ha annunciato e che il governo italiano invece vuole evitare. Non, però, per difendere le imprese italiane, ma per piegarsi ai diktat Usa facendo di tutto per accogliere la linea di Washington. Insomma, se in Ue in questi giorni la linea è stata ammorbidita con il rinvio delle contromisure di due settimane, l’Italia fa di molto meglio, con un appiattimento totale sulle posizioni di Trump.

Tanto che l’unica risposta è accontentare il presidente Usa, aumentando l’import dagli Stati Uniti e riequilibrando così la bilancia commerciale. Comprando soprattutto in gas e difesa, secondo il piano del ministro degli Esteri, Antonio Tajani. Il piano presentato dalla Farnesina sul fronte commerciale ha l’obiettivo di aumentare l’export a quota 700 miliardi entro il 2027 (nel 2024 si è arrivati a 623,5 miliardi). E lo fa individuando dei mercati “ad alto potenziale”. Tra cui anche gli Usa. Come a dire che l’Italia non sta cercando un’alternativa in caso di dazi.

La strategia di Tajani sui dazi, ovvero piegarsi agli Usa

La strategia è aumentare l’export “rilanciando la produzione attraverso, in primo luogo, l’abbattimento del costo dell’energia”, secondo quanto si legge nel piano. Si punta sull’export in Paesi emergenti: India, Messico, Brasile, Turchia, Arabia Saudita, ma anche verso i Paesi asiatici, africani e dei Balcani. Con i quali, in molti casi, sono già in corso negoziati per accordi di libero scambio con l’Ue. Tra i Paesi ad alto potenziale ci sono anche Regno Unito, Canada e Giappone. Ma soprattutto gli Usa. Qui si parte da un ragionamento, lo stesso di Trump: abbiamo un surplus commerciale di 38,8 miliardi. Che deve essere ridotto, proprio come vuole Trump.

Quindi, come agire? Rafforzando “ulteriormente i rapporti economici con gli Stati Uniti, anche in un’ottica di riequilibrio del surplus della bilancia commerciale”. Quindi piegandosi agli Usa, per esempio con accordi sull’importazione di gas (il Gnl che paghiamo a caro prezzo) e con acquisti nel settore difesa. Allo stesso tempo si dice che è “importante preservare la presenza delle nostre imprese nel mercato americano”. Addirittura bisogna valutare i dazi come un’occasione, con le tariffe statunitensi “verso altre aree” che “potrebbero aprire spazi competitivi per il made in Italy”. E con una risposta basata sul “dialogo e il confronto costruttivo”. Un altro modo per dire che puntiamo ad accontentare Trump in tutto e per tutto. Per dirla come il responsabile Economia del Pd, Antonio Misiani, siamo “oltre la subalternità, siamo alla sindrome di Stoccolma”.