Riforma della Corte dei Conti, c’è lo stop dei magistrati contabili: “Controlli depotenziati”

Per i magistrati la riforma della Corte dei Conti allenta i controlli. Intanto l'Anm si scaglia contro la tagliola dei 45 giorni.

Riforma della Corte dei Conti, c’è lo stop dei magistrati contabili: “Controlli depotenziati”

“Una riforma che a parole vorrebbe aumentare il rendimento e la produttività della Corte dei Conti”, ma che invece porta “a un depotenziamento dei controlli sull’equilibrio finanziario dello Stato e degli enti territoriali, secondo i principi di legalità, efficienza ed economicità”. A suonare l’allarme per l’attacco del governo e della maggioranza alla massima magistratura contabile sono proprio i giudici della Corte, che ieri a Roma hanno lanciato un appello ai presidenti di Camera e Senato, affinché la riforma in discussione in Parlamento “proceda con un percorso condiviso” e assicuri sempre di più un efficace controllo su come vengono spesi i soldi dei cittadini.

I toni insolitamente duri dell’allarme dei magistrati contabili

A farsi promotrice dell’appello la presidente dell’Associazione Magistrati della Corte di Conti, Paola Briguori, con toni insolitamente duri per i magistrati contabili: “Ci saremmo aspettati un maggiore ascolto delle nostre richieste, come ci era stato assicurato all’inizio dell’iter parlamentare della Pdl Foti” ha detto la Presidente Briguori, “e invece non c’è stato un vero ascolto. Per questo, abbiamo indirizzato un appello al Presidente del Senato e al Presidente della Camera chiedendo che la riforma, attualmente in discussione alle Commissioni Giustizia e Affari Costituzionali, non cancelli il ruolo della magistratura contabile quale garante imparziale della corretta gestione delle risorse pubbliche”. E per sottolineare l’importanza della posta in gioco, Briguori ha ricordato l’appello lanciato dal presidente Sergio Mattarella per una riforma condivisa.

Le criticità sulla riforma della Corte dei Conti

Sono numerose, per l’Associazione, le criticità nel testo della riforma, così come si sta delineando dopo i primi voti sugli emendamenti in Commissione: dalla quantificazione del danno erariale addebitabile, all’indeterminatezza nella scriminante dell’atto vistato, dalla previsione della legge delega senza una commissione deputata allo studio e redazione delle norme.

Anche la prevista riorganizzazione funzionale della Corte pone molti dubbi, poiché prevede l’esercizio unitario delle funzioni; la gerarchizzazione delle procure rispetto alla procura generale; la definizione del danno risarcibile”.

In particolare, in merito agli uffici requirenti, i magistrati contabili sostengono che “la delega attribuisce penetranti poteri di avocazione in capo al Procuratore Generale, elimina le figure di vertice dalle Procure Regionali, affida alla Procura Generale poteri di ingerenza nella gestione delle indagini: tutto questo intollerabilmente compromette l’autonomia e l’efficienza della magistratura requirente”. Secondo i magistrati una struttura simile ridurrebbe le Procure Regionali “a involucri vuoti”, mentre “devono continuare ad essere veri presidi di legalità sul territorio, efficaci e tempestivi nella repressione – ma anche nella prevenzione – del danno erariale nonché sul crinale dell’effetto conformativo”.

Si faccia una riforma della Corte dei Conti “ponderata e condivisa”

“Il senso del nostro appello ai presidenti di Senato e Camera è proprio questo”, conclude Briguori, “serve una riforma ponderata, meglio se con legge delega a tutto tondo, e con una commissione di studio in cui è previsto l’apporto dell’Accademia e dell’Avvocatura, oltre che della medesima Magistratura. Tutto questo può portare veramente ad una riforma di portata storica”.

Intanto l’Anm passa all’attacco del tetto dei 45 giorni alle intercettazioni: “Norma folle”

Ma ieri è tornata a farsi sentire anche l’Anm, che ha attaccato la norma licenziata dal Parlamento del tetto dei 45 giorni alle intercettazioni. Per Gustavo Maruotti, segretario nazionale dell’Anm, si tratta di una “norma folle”. “Il limite di 45 giorni per l’intercettazione è un problema enorme”, ha spiegato Maruotti, “chi ha esperienza giudiziaria sa benissimo che non sempre i primi giorni sono sufficienti a raccogliere le prove necessarie, se chiediamo una proroga noi magistrati infatti specifichiamo il perché. Il problema della riforma è che pone un tetto massimo uguale per tutti, salvo per i reati di mafia e terrorismo: è un provvedimento folle”.

Per l’Anm “in questo modo si veicola ancora una volta il messaggio di sfiducia che c’è nei confronti dei magistrati: come se l’unico loro obiettivo fosse quello di spiare le persone senza motivo”.