I leader europei riuniti a Bruxelles, dopo lo scambio di vedute con Volodymyr Zelensky, hanno discusso della situazione sul campo in Ucraina e dello stato di avanzamento dei colloqui guidati dagli Stati Uniti. “È stata condivisa l’opinione che al momento non siano in corso veri e propri negoziati”, assicura un alto funzionario europeo.
Ma, checché ne dicano i capi di Stato e di governo Ue, impegnati a parlare di riarmo, l’attività diplomatica degli Stati Uniti per arrivare alla fine del conflitto a Kiev non pare conoscere sosta.
Zelensky ha reso noto che le delegazioni di Ucraina e Stati Uniti si incontreranno lunedì in Arabia Saudita. Sempre lunedì, aveva comunicato in precedenza il consigliere di Vladimir Putin, Yuri Ushakov, i sauditi ospiteranno un nuovo round di colloqui tra russi e americani.
Ma tra Kiev e Mosca è rimpallo di accuse
Kiev e Mosca, a onor del vero, continuano a guardarsi in cagnesco.
“Il fatto che siano in corso sforzi diplomatici non significa che la Russia debba essere sottoposta a minori pressioni. Si tratta di un fattore estremamente importante per ridurre le possibilità di inganno da parte della Russia. Dobbiamo continuare a spingere la Russia verso la pace. Insieme a voi, agli Stati Uniti e agli altri nostri partner, possiamo farcela”, ha detto il presidente ucraino, postando sui social il suo intervento in videocollegamento con i leader europei.
“Vi chiedo di non allentare la pressione sulla Russia a causa della guerra. Le sanzioni sono necessarie”, ha spiegato ancora Zelensky, chiedendo fondi per i proiettili di artiglieria e un sostegno di almeno 5 miliardi di euro.
E continua il tira e molla sui territori Tra Mosca e Kiev. La Crimea, che la Russia ha annesso nel 2014, ‘’è una penisola ucraina”, dice Zelensky.
Mosca insiste invece sulla cessione da parte dell’Ucraina delle quattro regioni (Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson) che ora sono parzialmente occupate dalle forze russe, oltre alla Crimea.
L’Ue: sostegno incrollabile a Kiev. Ma l’Ungheria si chiama fuori
Ad ogni modo è arrivato il via libera a 26 da parte dei capi di Stato e di Governo del Consiglio europeo, con l’eccezione dell’Ungheria, alle conclusioni sull’Ucraina.
“Ricordando le sue precedenti conclusioni – si legge nel documento – il Consiglio europeo ribadisce il suo continuo e incrollabile sostegno all’indipendenza, alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Ucraina all’interno dei suoi confini internazionalmente riconosciuti. L’Unione europea mantiene il suo approccio di ‘pace attraverso la forza’, che richiede che l’Ucraina sia nella posizione più forte possibile, con le sue solide capacità militari e di difesa come componente essenziale”.
“In linea con questo approccio, l’Unione europea rimane impegnata, in coordinamento con i partner e gli alleati che la pensano allo stesso modo, a fornire un ulteriore sostegno globale all’Ucraina e al suo popolo, nell’esercizio del suo diritto intrinseco all’autodifesa contro la guerra di aggressione della Russia”.
Il Consiglio europeo invita la Russia a dimostrare una reale volontà politica di porre fine alla guerra, hanno affermato ancora i ventisei leader Ue.
“Un percorso credibile verso la pace deve includere sforzi di soccorso umanitario, in particolare lo scambio di prigionieri di guerra, il rilascio di civili e il ritorno di tutti i bambini ucraini e di altri civili deportati e trasferiti illegalmente in Russia e Bielorussia”.
“L’Unione europea rimane pronta a intensificare la pressione sulla Russia, anche attraverso ulteriori sanzioni e rafforzando l’applicazione delle misure esistenti, compresi ulteriori mezzi e misure per contrastarne l’elusione, al fine di indebolire la sua capacità di continuare a condurre la sua guerra di aggressione”.
“Fatti salvi i diritti dell’Ue, i beni della Russia dovrebbero rimanere immobilizzati finché la Russia non cesserà la sua guerra di aggressione contro l’Ucraina e non la risarcirà per i danni causati da questa guerra”.
L’Unione europea e i suoi Stati membri contribuiranno al processo di pace e aiuteranno a garantire una pace giusta e duratura per l’Ucraina, il che è nell’interesse sia dell’Ucraina che dell’Europa nel suo complesso, si legge ancora.
Ma anche tra i 26 ci sono crepe: non decolla il piano di Kallas
In realtà i Ventisei sono uniti sulle conclusioni ma nei fatti anche tra loro ci sono divisioni, in particolare sulle modalità di sostegno militare a Kiev.
L’Alto rappresentante per gli Affari esteri, Kaja Kallas, aveva presentato un piano da 40 miliardi per coprire il fabbisogno di quest’anno, cui gli Stati avrebbero dovuto contribuire in base al loro reddito nazionale.
Una proposta che non è stata apprezzata. Nelle conclusioni si parla di “contributi volontari” e la stessa Kallas ha dovuto rinunciare al criterio del Pil e a ripiegare su un “piano realistico” da 5 miliardi.
“Sulle modalità concrete – ha spiegato Kallas ai leader Ue – i nostri team continueranno le discussioni in vista del Consiglio informale Difesa del 2-3 aprile”. “Questa quantità di munizioni (2 milioni, ndr) è disponibile sul mercato e può essere consegnata nel 2025”.
La replica di Mosca: l’Europa è il partito della guerra
Replica duramente Mosca. “L’Europa si è messa a militarizzarsi e si è piuttosto trasformata in un partito di guerra”, ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov.
“Ogni giorno sentiamo molti segnali da Bruxelles. Principalmente i segnali da Bruxelles e dalle capitali europee riguardano ora i piani per militarizzare l’Europa, il che è chiaramente dissonante con l’umore dei presidenti di Russia e Stati Uniti di cercare modi per avviare un processo di soluzione pacifica”, ha dichiarato ancora Peskov.