“Il piano di riarmo di Ursula Von der Leyen per noi è sbagliato. Si deve tornare indietro”. Parla il segretario generale della Uil, Bombardieri

Per il segretario della Uil, Bombardieri, il riarmo dell'Europa è un errore. E sull'attacco di Meloni a Ventotene dice: "Fdi ha ancora la fiamma nel simbolo, mi sembra normale"

“Il piano di riarmo di Ursula Von der Leyen per noi è sbagliato. Si deve tornare indietro”. Parla il segretario generale della Uil, Bombardieri

“Il piano Von der Leyen? Per noi è sbagliato”. Lo dice chiaro il segretario generale della Uil PierPaolo Bombardieri, ieri a Milano per la presentazione del UilCamp 2025 Special edition, la due giorni che riunirà a Bormio 100 giovani delegati del sindacato per discutere di come l’Intelligenza Artificiale sta cambiando il lavoro e, quindi, anche l’attività sindacale.

Bombardieri, iniziamo dall’Europa: è d’accordo con il piano di Ursula von der leyen che prevede di investire 800 miliardi in armi, pur con la promessa che non inciderà sugli altri investimenti della Ue?
“È un piano sbagliato. Abbiamo bisogno di mettere insieme le difese dei Paesi membri. Dal punto di vista economico noi già spendiamo quanto spende la Russia e, se aggiungessimo anche quello che spende la Gran Bretagna sulla difesa, già ora supereremmo ciò che spende Mosca. Quindi pensiamo che quel piano sia sbagliato perché allontana l’idea di Europa della quale stavamo parlando. Ed è sbagliato perché, fra l’altro, dall’ultimo documento presentato, è sparito qualsiasi riferimento al debito comune e si fa la scelta di affidare ai singoli Paesi la possibilità di allargare il deficit. Sosteniamo da tempo la messa in discussione del Patto di stabilità e la necessità di arrivare ai Bond europei per la transizione sociale, quindi riteniamo sia una cosa dalla quale si debba tornare indietro”.

Quindi immaginiamo che non appoggi la proposta del Governo di riconvertire la filiera dell’automotive in filiera bellica…?
“Quando l’ho sentita, mi è venuto in mente Fantozzi, dopo aver visto quel film della Corazzata… Non so se si può dire, ma credo di aver reso l’idea!”

Ieri c’è stata l’audizione del presidente di Stellantis John Elkann in Parlamento, che impressione le ha fatto?
“Credo che abbia detto due verità, la prima è che la politica italiana deve chiarire quali sono gli obiettivi che si vuole dare. La seconda è che in Europa è necessario forse modificare le scelte che sono state fatte finora. Se l’elettrico deve essere uno degli strumenti con i quali noi affrontiamo la transizione energetica e la transizione climatica è necessario porsi questo problema e per adesso gli investimenti io non li ho visti in questo Paese. Chiediamo garanzie rispetto agli stabilimenti e gli investimenti italiani e all’occupazione. Noi abbiamo seguito il presidente quando è andato in America e ha detto che investiva lì 5 miliardi, quando è andato in Argentina e ha detto che investiva delle altre risorse. Chiediamo di investire in Italia, di portare i modelli che sono prodotti in giro per il mondo qui e di garantire gli stabilimenti, ma soprattutto di dare continuità ad alcune indicazioni tipo, per esempio, la produzione di batterie con la Gigafactory di Termoli. Alcuni stabilimenti stanno in cassa integrazione da tanto tempo, la produzione è al minimo storico. Pensiamo che questi siano i temi da affrontare in modo diretto con l’azienda”.

Impossibile non chiederle un commento su quanto accaduto ieri in Parlamento e all’attacco all’Europa  del manifesto di Ventotene. L’ha colpita la provocazione di Giorgia Meloni?
“Io sono stato in piazza sabato e mi riconosco nei valori fondamentali di quel manifesto di un’Europa solidale, federale, che in qualche modo sia in grado di evitare le guerre. Di un’Europa che ha funzionato e adesso si è un po’ fermata, perché le scelte nazionaliste di molti Paesi la stanno frenando. Io penso che sia un errore prendere una frase e decontestualizzarla dal periodo storico, nel quale si trovava. Se questo esercizio fosse permesso anche oggi, noi dovremmo dire che quelle affermazioni non mi meravigliano. Fratelli d’Italia è un partito che ha ancora nel suo simbolo la fiamma del Movimento Sociale Italiano che difendeva il partito fascista e quindi è chiaro, sono stati i fascisti a mandare quei tre eroi sull’isola. Se uno non ha rinnegato quella storia, mi pare normale che dia questa chiave di lettura”.

Perché un camp diretto ai giovani sulla Ia?
La Ia rivoluzionerà il mondo del lavoro e le relazioni industriali, stimo studiando con loro – che sono il futuro del sindacato – per capire come avverrà questa rivoluzione e per tentare di individuare dei criteri. Già oggi esistono Ia che calcolano la produttività del lavoratore, in base ai movimenti del mouse… E pensiamo che le controparti la utilizzino nelle contrattazioni di secondo livello, ma oggi non son otenute a comunicarcelo. Ancora le regole sono poco chiare. Inoltre, se aumenterà la produttività e la competitività delle aziende, come verranno ridistribuiti quegli utili, solo tra gli azionisti? Dobbiamo preparaci e, soprattutto, preparare i giovani quadri e dirigenti della Uil a questa grande sfida”.