Venerdì il Movimento Cinque Stelle tornerà davanti ai cancelli di Mirafiori a Torino, insieme al gruppo parlamentare europeo The Left. A partire dalle 10:30 si alterneranno dal palco Giuseppe Conte e i portavoce del Movimento 5 Stelle, gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, di Sumar (Spagna), La France Insoumise (Francia), Ptb (Belgio) e di Avs, lavoratori e delegati di Mirafiori e delle imprese dell’indotto, i rappresentanti di Fiom, Cgil, Cisl, Uil, Uilm e Fim, il Collettivo di fabbrica, Fridays for Future, Co. mu. net e il Forum diseguaglianze e diversità. A partire dalle 14:30 l’evento si sposta al Museo Nazionale dell’automobile di Torino per la conferenza “Lavoro e mobilità sostenibile: il futuro del settore automotive in Europa”. Subito dopo l’apertura dei lavori ci sarà un tavolo politico con Conte, Nicola Fratoianni, Yolanda Diaz (leader di Sumar e ministro del lavoro della Spagna) e Pasquale Tridico. Seguono tre sessioni di approfondimento.
Dario Tamburrano, europarlamentare del M5S, perché questa nuova manifestazione? cosa chiedete?
“Chiediamo all’Europa e al governo Meloni di occuparsi dei problemi reali dei cittadini. Il settore dell’automotive sta affrontando una delle crisi più gravi e profonde della sua storia. In parte perché molte case automobilistiche non si sono fatte trovare pronte davanti alla sfida della transizione verso la mobilità elettrica e in parte perché le esigenze dei cittadini sono cambiate rispetto agli anni ‘60 e ‘70. La transizione verso l’elettrico, resa necessaria sia per ridurre l’impatto delle sostanze inquinanti nelle nostre città sia per affrancarci dalla dipendenza geopolitica dai Paesi produttori di combustibili fossili, va accompagnata con politiche mirate e investimenti pubblici, altrimenti rischiamo la definitiva desertificazione industriale con fabbriche che chiudono e migliaia di posti di lavoro persi”.
Quali sono le vostre proposte per il rilancio del settore automotive?
“Io sono membro e coordinatore per il gruppo The Left della Commissione parlamentare per industria, ricerca ed energia, all’interno della quale si può comprendere in maniera prioritaria quale direzione sta prendendo l’Unione europea in questi ambiti: il piano d’azione per l’auto prevede uno stanziamento di appena 3,8 miliardi, quello sull’industria pulita 100 miliardi per tutti i settori industriali, a fronte degli 800 mobilitati invece nel libro bianco della difesa per l’industria bellica. Noi vogliamo riportare l’Ue nel binario giusto, quello del Next Generation EU. Proponiamo il modello SURE che è basato su prestiti agevolati agli Stati membri per finanziare il mantenimento dell’occupazione, con condizionalità sulla riqualificazione delle competenze e investimenti per la transizione. Il programma dovrebbe mobilitare almeno 100 miliardi di euro per l’automotive, con un sistema di garanzie condivise tra gli Stati membri e dovrebbe prevedere ecobonus per i veicoli in base a un ‘eco-score’ per incentivare i modelli più virtuosi per sostenibilità e prezzo. Questo fondo dovrebbe finanziare anche collaborazioni tra imprese europee su tre aree strategiche: batterie, elettronica e semiconduttori, software e intelligenza artificiale. Infine, bisogna implementare e rafforzare la sorveglianza del mercato della ricarica dei veicoli elettrici per monitorare i prezzi al dettaglio, garantire la trasparenza dei prezzi e delle modalità di pagamento”.
Ieri il presidente di Stellantis, John Elkann, ha riferito in Parlamento sul futuro del gruppo. Vi ha convinto?
“Da John Elkann sono arrivati finora sottovalutazioni e opportunismi, come quello di sfruttare le norme vigenti per spostare nel 2019 la sede legale di Fiat in Olanda e pagare così meno tasse. Noi vogliamo collaborare e dialogare con la dirigenza di Stellantis per salvare il lavoro in Italia. Elkann ha detto che nel 2026 gli investimenti ripartiranno, ci auguriamo che sia davvero così; ma che tipo di investimenti? E nel frattempo?”.
Il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, ha proposto una riconversione dell’industria dell’auto in imprese della difesa, dell’aerospazio o della cybersecurity. Che ne pensa?
“È una follia. Il governo Meloni ha tagliato di 4,6 miliardi il fondo automotive e non ha rinnovato l’ecobonus per i veicoli elettrici affondando il settore e aumentando il rischio delle multe ai produttori che non rispettano gli standard di decarbonizzazione. Non a caso la produzione industriale scende da 24 mesi consecutivi”.
Si tratta di una ipotesi in linea con il piano di riarmo proposto da Ursula von der Leyen, secondo lei?
“Sì, la direzione è quella indicata dalla Commissione europea che proprio ieri ha proposto di facilitare gli investimenti privati nelle aziende che producono armi. Il disegno è quello di militarizzare l’economia europea, ma così facendo allargheremo ulteriormente il divario di competitività e innovazione tra il nostro sistema industriale e quello americano e cinese. Dobbiamo investire piuttosto nell’istruzione e nell’innovazione tecnologica a fini civili e ambientali, se vogliamo dare un futuro di prosperità alla nostra Europa”.
L’Europa continua a pensare alle armi e non ai settori strategici della industria?
“Questo è un fatto di cronaca che è pubblicamente presente nero su bianco nei testi come nelle dichiarazioni delle ultime settimane della Commissione europea e di alcuni Stati membri. Questa settimana ho organizzato al Parlamento europeo la mostra ‘Eco-tecnologie per il futuro’, in collaborazione con Ecofuturo e Fabio Roggiolani. Fra le ultime novità tecnologiche esposte ce ne è una tutta italiana in grado di estrarre materie prime critiche e strategiche dal fondo degli oceani, senza provocare disastrosi impatti ambientali. In un’epoca in cui si fanno le guerre per procura per accaparrarsi questi minerali preziosi, necessari anche alla mobilità elettrica, vogliamo lanciare un messaggio di pace e speranza”.