Per Nordio la riforma è intoccabile anche se non velocizza i processi

Il Guardasigilli blinda la riforma della Giustizia, ma ammette che la separazione delle carriere non accorcerà i processi

Per Nordio la riforma è intoccabile anche se non velocizza i processi

“Intoccabile”. Così ieri il Guardasigilli Carlo Nordio ha definito la sua riforma della giustizia, intervenendo al convegno “(In)Separabili – Pm e giudici alla prova dell’equa distanza” alla Camera. “La riforma sulla separazione delle carriere è assolutamente intoccabile”, ha scandito il ministro, “perché è già stata approvata da un ramo del Parlamento. I cittadini si esprimeranno con il referendum”.

Nordio si è già dimenticato di Delmastro

Il ministro auspica “che si arrivi al referendum con serenità e che il dibattito venga mantenuto su argomentazioni, tecniche, civili e razionali, senza pregiudizi e senza slogan. Chiunque vinca e chiunque perda, non è bene che venga umiliato”, ha aggiunto. Evidentemente il Guardasigilli non deve aver raccolto le violente critiche piovute sulla riforma costituzionale non soltanto da tutta la Magistratura che ha scioperato e dalle opposizioni che fanno le barricate, ma anche dal suo sottosegretario, quell’Andrea Delmastro che aveva stroncato l’intero impianto, evocando l’obiettivo di mettere i pm sotto il controllo dell’esecutivo…

L’ammissione: “La riforma non renderà la giustizia più efficiente”

No, Nordio va avanti per la sua strada, anche se ieri una prima parzialissima retromarcia l’ha fatta, ammettendo che la separazione non rende più veloci i processi e che quindi non ha alcun effetto sul funzionamento della giustizia (concetto ripetuto per mesi dalla maggioranza di centro-destra per difendere il dispositivo). “È vero quello che dice l’amico Cesare Parodi (presidente dell’Anm, presente ieri al convegno, ndr): questa riforma non influisce sull’efficienza della giustizia, ma nessuno ha mai preteso che influisse sull’efficienza della giustizia”, ha detto il ministro. “Non abbiamo mai detto che la separazione carriere rende i processi più veloci”, ha continuato Nordio, ma è “una riforma coerente perché il giudice è terzo e imparziale e tale deve essere percepito dal cittadino”.

Quindi il Guardasigilli ha ribadito che con la separazione delle carriere “non c’è nessun intento punitivo” nei confronti della magistratura, ma “giudice e pm devono appartenere a due parrocchie diverse, per ragioni di coerenza sistematica”.

“Nessun intento punitivo sui magistrati, ma il Csm non funziona”

Infine ha assicurato che “sulla responsabilità civile dei magistrati non c’è nessun progetto in studio”. “Sono sempre stato contrario alla responsabilità civile dei magistrati intesa come responsabilità contabile, in primo luogo perché ogni magistrato è assicurato, quindi paga l’assicurazione”, ha osservato, “Inoltre il magistrato sbaglia 7 volte al giorno, non c’è nulla di più difficile dell’esercizio di giurisdizione. Non a caso, in tutti i paesi del mondo esiste il giudizio di primo, secondo e terzo grado, proprio perché l’errore da parte del magistrato è sempre dietro l’angolo. Il magistrato va sanzionato solo se non conosce la legge o se non conosce le carte del processo. Altrimenti va sanzionato nella carriera”. Sanzioni che oggi non arrivano perché il Csm “non funziona come dovrebbe”.

Parodi: “L’Anm non diventerà mai un partito”

Dal canto suo, Parodi, che non ha voluto polemizzare, ma ha posto al ministro alcuni interrogativi sulla riforma: “Che incidenza può avere sul prodotto finale giustizia? La qualità del prodotto dipende dai ruoli distinti o da una serie di altri fattori?”, ha domandato. “Le risorse sono poche”, ha sottolineato, “la coperta è corta per tutti. Questo è il principale problema”. Infine il presidente ha escluso che l’Anm abbia alcuna intenzione di diventare un partito.

“Sento politici insigni alludere al fatto che si andrebbe in direzione della fondazione di un partito dei giudici”, ha detto, “Nulla di tutto questo avverrà, non perlomeno finché io sarò presidente dell’Anm. Non vogliamo diventare un partito politico”, aggiunge, ma “i magistrati hanno il diritto di manifestare il proprio pensiero, al pari di tutti gli altri cittadini”, perché “il diritto di associarsi è connaturato allo natura umana”.

Intanto Fratoianni presenta un’interrogazione su Almasri

E mentre Nordio discuteva con l’Anm, alla Camera Avs presentava un’interrogazione a lui, alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni, ai ministri  Antonio Tajani e Matteo Piantedosi sul caso Almasri. “Vogliamo sapere quale ministero e/o autorità delegata abbia dato istruzioni all’Ambasciata d’Italia a L’Aja di richiedere alla Cpi di astenersi dal rendere pubblico e commentare l’arresto di Almasri”, ha chiesto l’esponente Avs, per il quale la “consegna del silenzio” si evince “dal comunicato del 22 gennaio 2025 della stessa Corte”.

Fratoianni ha anche domandato “se tale richiesta sia stata avanzata il 19 gennaio 2025, in uno o più dei tre contatti che sarebbero intercorsi in quella giornata tra l’Ambasciata e la Cpi, come riportato nel provvedimento del Procuratore”.