Dopo settimane di inconcludenti round negoziali, nella Striscia di Gaza salta la tregua e si torna in guerra. L’enclave palestinese, infatti, si è risvegliata sotto una pioggia di bombe lanciate dall’esercito israeliano (IDF), causando una vera e propria strage, con un bilancio provvisorio dei nuovi raid che parla di almeno 308 vittime.
Secondo quanto riporta Al Jazeera, almeno 154 civili sono morti nel nord della Striscia. Che non si sia trattato di piccoli attacchi, ma di un’operazione su larga scala, lo ha rivelato lo stesso esercito israeliano, che ha fatto sapere di aver messo a segno “attacchi su vasta scala contro obiettivi terroristici di Hamas in tutta la Striscia di Gaza”. Il ritorno ai combattimenti, spiegano dall’IDF, è stato deciso dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della Difesa Israel Katz, che hanno chiesto di “agire con forza” contro Hamas.
A spiegare le ragioni della ripresa delle ostilità è stato lo stesso Netanyahu: “Questo segue il ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi e il suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall’inviato del Presidente degli Stati Uniti, Steve Witkoff, e dai mediatori”. Così, prosegue la nota di Tel Aviv, non resta che “raggiungere gli obiettivi di guerra come stabilito dalla leadership politica, incluso il rilascio di tutti i nostri ostaggi, sia vivi che morti”.
Salta la tregua e la Striscia di Gaza si risveglia sotto una pioggia di bombe. Ma Hamas avvisa Netanyahu: “Questa è una condanna a morte per gli ostaggi”
Gli attacchi aerei lanciati da Israele nella Striscia di Gaza sono una “condanna a morte” per gli ostaggi israeliani detenuti nell’enclave, ha dichiarato un membro dell’ufficio politico di Hamas, Ezzat al-Rishq, citato dalla CNN.
“La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è una decisione di sacrificare i prigionieri dell’occupazione e la loro condanna a morte”, ha detto al-Rishq, aggiungendo: “Il nemico non otterrà con la guerra e la distruzione ciò che non è riuscito a ottenere attraverso i negoziati”.