L’Italia è ufficialmente uno dei cinque “smantellatori” della democrazia in Europa. Il rapporto annuale di Liberties, pubblicato dalla Civil Liberties Union for Europe, una rete di organizzazioni non governative impegnate nella difesa dei diritti civili in tutta l’Unione europea, che analizza lo stato di diritto nel continente, non lascia spazio a dubbi: il Paese si trova in una fase di “recessione democratica” accelerata. Giustizia sotto attacco, stampa imbavagliata, corruzione lasciata prosperare, diritto di protesta criminalizzato. Un quadro che, nel silenzio assordante delle istituzioni, sta trasformando l’Italia in una delle principali mine vaganti per la tenuta democratica europea.
Giustizia: l’assalto all’indipendenza
Nel 2024 il governo italiano ha proseguito nella sua sistematica demolizione delle garanzie giudiziarie. Le riforme approvate minano alla radice l’indipendenza della magistratura, aumentando l’ingerenza dell’esecutivo nelle nomine e nelle carriere dei magistrati. Il decreto sicurezza approvato lo scorso anno prevede inoltre nuove misure per criminalizzare il dissenso, con l’introduzione di reati specifici per chi partecipa a manifestazioni non autorizzate. Un pacchetto repressivo che si affianca a una riforma del codice penale che restringe ulteriormente le tutele per gli accusati e aumenta i poteri discrezionali della polizia.
La situazione italiana non è isolata. In Ungheria, il sistema giudiziario è stato completamente politicizzato, con il governo Orbán che esercita un controllo quasi assoluto sulle nomine e sulle decisioni dei tribunali. In Polonia, nonostante il cambio di governo, le riforme per ripristinare l’indipendenza della magistratura sono bloccate da una macchina burocratica costruita negli ultimi anni per consolidare il potere esecutivo sulla giustizia.
Corruzione: la normalizzazione dell’abuso di potere
L’Italia continua a essere un paradiso per la corruzione. Il governo non ha adottato la legge sui conflitti di interesse né ha regolamentato il lobbying, lasciando intatto il meccanismo di finanziamento opaco ai partiti. La riforma Nordio ha addirittura abolito il reato di abuso d’ufficio, rendendo di fatto legale l’uso distorto del potere pubblico per favorire interessi privati. Il risultato è un contesto in cui gli attori politici possono operare senza timore di sanzioni, a discapito della trasparenza e della fiducia nelle istituzioni.
Anche la Slovacchia ha seguito una traiettoria simile, con il nuovo governo che ha smantellato le strutture investigative anticorruzione, limitando il potere della magistratura di perseguire crimini finanziari. In Slovenia, il governo ha progressivamente ridotto le risorse agli organi di controllo, rendendo inefficace ogni tentativo di monitoraggio sugli appalti pubblici.
Libertà di stampa: un ecosistema sotto minaccia
Le pressioni sui giornalisti sono in costante aumento. Minacce, querele temerarie e attacchi diretti da parte di esponenti della maggioranza hanno reso sempre più difficile il lavoro di chi cerca di documentare le storture del potere. La riforma della diffamazione, anziché tutelare la libertà di espressione, ha introdotto pene più severe per i giornalisti, scoraggiando inchieste scomode. Il servizio pubblico radiotelevisivo, invece di essere un baluardo del pluralismo, rimane sotto il controllo del governo, con una gestione che risponde sempre meno alle logiche di indipendenza editoriale e sempre più a quelle della propaganda di Stato.
Questo fenomeno non è esclusivo dell’Italia. In Ungheria, la maggior parte dei media indipendenti è stata smantellata o comprata da soggetti vicini al governo. In Polonia, il tentativo di ripristinare la pluralità dell’informazione incontra resistenze interne e pressioni giudiziarie da parte delle autorità che hanno consolidato il controllo mediatico negli ultimi anni.
Diritti civili: una stretta senza precedenti
Dall’inasprimento delle pene per chi protesta fino alla discriminazione istituzionalizzata delle minoranze, il quadro delineato dal rapporto è chiaro: l’Italia sta scivolando verso un modello di governance sempre più autoritario. Il governo ha reso più difficile l’accesso alla protezione internazionale per le persone migranti, ha introdotto misure che penalizzano le Ong che operano nel Mediterraneo e ha promosso una retorica apertamente ostile alle associazioni che si occupano di diritti umani.
La stessa tendenza si osserva in Slovacchia, dove nuove leggi limitano le attività delle organizzazioni della società civile, e in Slovenia, dove le proteste sono state represse con metodi sempre più aggressivi da parte delle forze dell’ordine.
Il quadro europeo: l’Italia tra gli smantellatori della democrazia
Secondo Liberties, l’Italia non è sola in questa deriva. Ungheria, Polonia, Slovenia e Slovacchia condividono con il nostro Paese la responsabilità di un attacco coordinato ai pilastri dello Stato di diritto. L’Unione europea, al momento, osserva con preoccupazione ma senza un’azione decisa. La Commissione europea ha emesso raccomandazioni, ma l’assenza di meccanismi sanzionatori efficaci lascia ai governi ampi margini di manovra per continuare a smantellare le tutele democratiche.
L’elemento più preoccupante è che questa tendenza sta contagiando anche altri Paesi tradizionalmente più stabili, come la Francia, dove l’uso eccessivo di misure d’emergenza ha sollevato allarmi sulla tenuta dello Stato di diritto.
L’Italia si trova a un bivio. Il rapporto Liberties fotografa una realtà che non può più essere ignorata: la democrazia è sotto attacco. Il rischio, ormai concreto, è quello di un progressivo allontanamento dagli standard democratici europei e di un’avanzata verso un sistema sempre più autoritario. Tocca ora alla società civile, ai media indipendenti e alle istituzioni europee reagire prima che il processo diventi irreversibile.