“Non è più tempo per l’ambiguità. Ecco perché noi non saremo in piazza”. Parla il capogruppo M5S nella Commissione Difesa della Camera, Pellegrini

“Trovo rivoltante l’opportunismo di Meloni sempre pronta a genuflettersi alle indicazioni degli Stati Uniti”: parla Pellegrini (M5S).

“Non è più tempo per l’ambiguità. Ecco perché noi non saremo in piazza”. Parla il capogruppo M5S nella Commissione Difesa della Camera, Pellegrini

Marco Pellegrini, capogruppo M5S nella Commissione Difesa della Camera, ci spiega perché domani il Movimento Cinque Stelle non sarà alla manifestazione per l’Europa di Michele Serra?
“Per una questione di coerenza e di chiarezza della nostra posizione politica. Non possiamo esserci perché in quella piazza manifesteranno coloro che sono favorevoli al folle riarmo europeo da 800 miliardi di euro, voluto dalla von der Leyen e dai suoi sodali bellicisti, ma ci saranno anche coloro che sono contrari alle armi. Marceranno insieme i guerrafondai irresponsabili che hanno soffiato sul fuoco del conflitto russo-ucraino, sbarrando la strada a ogni tentativo di negoziato, bollando come putiniani chiunque – come noi – spingeva sui negoziati e sulla diplomazia, ma manifesterà in quella piazza anche chi voleva la pace. La situazione è troppo delicata e grave, non è il momento dell’ambiguità e dell’incertezza”.

Perché invece scegliete di scendere in piazza il 5 aprile?
“Scenderemo in piazza insieme ai cittadini, alle associazioni, alla società civile per gridare, con tutta la forza e la voce che abbiamo, la nostra assoluta, ferma, decisa contrarietà a questo folle progetto di riarmo e al ritorno di un’Europa bellicista e guerrafondaia che speravamo appartenesse al passato e che fosse finita con la tragedia della seconda guerra mondiale. Saremo in piazza per dire forte e chiaro che non vogliamo buttar soldi per prepararci alle guerre, ma vogliamo investimenti per la spesa sociale, per la sanità, per una scuola e un’università pubblica e di qualità”.

Il vostro leader, Giuseppe Conte, ha detto che storicamente l’Unione europea è “leader nel welfare, non nel warfare”. Cosa intendeva dire?
“Che l’Europa di oggi è ben diversa da quella che avevano sognato Altiero Spinelli, Alcide De Gasperi, Schumann, Adenauer. L’Europa della von der Leyen, di Rutte e dei loro sodali sta ripudiando, di fatto, i valori su cui era nata. Noi vogliamo un’Europa che torni alle origini, solidale, fondata sul rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani. Sono i nostri valori e ci battiamo per questo”.

Come valuta la spaccatura dentro il Pd sul piano di riarmo proposto da von der Leyen?
“Apprezzo molto la manifesta contrarietà della Schlein al piano di riarmo europeo da 800 miliardi. Purtroppo la sua coraggiosa presa di posizione si è tradotta in 11 astensioni e 10 voti favorevoli dei suoi eurodeputati. Auguro di vero cuore alla Schlein di riuscire presto a convincere il suo partito della giustezza delle sue posizioni e della necessità di respingere quell’osceno piano di riarmo”.

A Gedda gli Stati Uniti e l’Ucraina hanno partorito una proposta di tregua. La Russia ha parzialmente aperto. Ritiene che l’Europa rischi di rimanere fuori dai negoziati per la pace?
“Non è un rischio, finora è un dato di fatto. La sudditanza europea alle posizioni belliciste e guerrafondaie dell’amministrazione Biden, del complesso industriale-militare e del premier Boris Johnson ha estromesso l’Europa da qualsiasi tavolo diplomatico. Di fatto, per tre anni, l’Europa ha soffiato sul fuoco della guerra fra la Russia e Ucraina, invece di cercare di spegnerlo con tutte le proprie forze. Ma nemmeno di fronte al clamoroso fallimento dell’opzione bellicista, che oggi è sotto gli occhi di tutti, e che noi denunciavamo da tre anni, i politici europei si sono ravveduti ma, anzi, propongono che i singoli stati si riarmino fino ai denti, spendendo complessivamente 800 miliardi di euro. Si comportano come quei soldati giapponesi che, negli anni ‘70, erano ancora nascosti nella giungla pensando che la seconda guerra mondiale fosse ancora in corso”.

La premier Meloni continua ad adottare la politica dei due forni tra Usa ed Europa. Che ne pensa?
“Il suo opportunismo è rivoltante ma è un atteggiamento che non porterà alcun beneficio al nostro Paese, anzi ne sancirà la marginalità in politica estera. Cambiano le amministrazioni Usa, cambiano i presidenti ma la Meloni è sempre pronta a genuflettersi alle indicazioni degli Stati Uniti. Passa, con grande faccia tosta, dal prendersi un bacio in fronte da Biden, a un abbraccio da Trump, a una cena occhi negli occhi col miliardario monopolista Musk. Posizioni sconfortanti che tradiscono e infangano quella che è stata una solida tradizione del nostro Paese in politica estera, nella capacità dell’Italia di intessere relazioni multilaterali, di contribuire alle soluzioni delle crisi”.