Ventiquattro mesi. Due anni di calo ininterrotto della produzione industriale. Un declino che prosegue nonostante a gennaio si sia, finalmente, registrato un aumento dell’indice del 3,2% rispetto a dicembre. Ma l’analisi bisogna farla rispetto a quanto succedeva un anno fa e su base annua si registra invece un calo dello 0,6%, come evidenzia l’Istat. Che sottolinea come, esclusa l’energia, si possa almeno parlare di una dinamica mensile positiva in tutti i raggruppamenti di industrie.
Due anni di declino per la produzione industriale
Su base annua però le flessioni restano, con cali più ampi per la fabbricazione di mezzi di trasporto (-13,1%) e per le industrie tessili, abbigliamento, pelli e accessori (-12,3%). Ancora male l’auto, con un calo addirittura del 37% rispetto a un anno fa, nonostante una ripresa del 10% su dicembre. Stabile la produzione complessiva industriale nella media degli ultimi tre mesi rispetto a quelli precedenti, il che dimostra che il dato di gennaio è di fatto un rimbalzo (oltre le attese) dopo i cali precedenti.
Di fronte a questi dati non può che parlare di una “Caporetto” Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori, sottolineando come l’anno inizi “nel peggiore dei modi”. E ricordando come il calo duri “ininterrottamente da 24 mesi consecutivi, ossia dal febbraio 2023”. La Cgil, con il suo segretario confederale Pino Gesmundo, chiama invece in causa l’esecutivo, sottolineando “l’ennesimo silenzio del governo e del ministro Urso che, invece di prendere atto del totale fallimento delle loro politiche industriali, continuano a raccontare che tutto va bene”.