Zelensky chiede una tregua di un mese per verificare la buona volontà dei russi. Ma non mi è chiaro chi sarebbe avvantaggiato dalla tregua.
Duilio Bonsanti
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Gentile lettore, l’idea di una tregua è stata suggerita da Starmer e Macron al vertice di Londra del 2 marzo, al fine di far deragliare i negoziati di pace. In precedenza Zelensky si era detto contrario, ma poi i due marpioni, il Gatto e la Volpe, gli hanno spiegato che la tregua era una condizione sfavorevole per i russi e quindi forse Mosca non l’avrebbe accettata. Questo avrebbe potuto far fallire il negoziato per la gioia di Zelensky e degli europei. Certe volte gli americani non sono molto furbi e ci arrivano tardi. Infatti il Segretario di Stato Rubio, che non ha alcuna esperienza diplomatica, incontrando Zelensky a Riad ci è cascato in pieno. Però Putin è più astuto del Gatto e della Volpe e non ha respinto l’idea: al contrario ha detto che è fattibile, però con alcune condizioni: per esempio, che in quel mese gli ucraini non procedano a nuovi arruolamenti né all’addestramento di nuove reclute (perché questo significherebbe rafforzare l’esercito di Kiev) e che i Paesi Nato non consegnino nuove armi (Londra vorrebbe consegnare 5 mila missili terra-aria) e per questo dovranno esserci rigorosi controlli su eventuali rotture della tregua. Infine Putin ha auspicato che la cosa venga discussa tra lui e Trump. Come finirà lo vedremo. Gli americani, dicevo, talvolta ci arrivano tardi, ma quando ci arrivano si incavolano. Come disse il segretario alla Difesa Hegseth agli europei un mese fa: “Non dovete pensare che lo Zio Sam sia lo Zio Fesso”.
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