Si parla di un ritorno dei grandi marchi in Russia, da Coca Cola a McDonald’s, da Visa a MasterCard. È possibile?
Emilio Leonetti
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Gentile lettore, per ora sono solo illazioni. Vedremo. Mosca ha già avvertito che le aziende che vorranno tornare in Russia dovranno pagare i danni arrecati coi loro comportamenti. Per esempio Google, colpevole di aver bloccato numerosi canali russi su YouTube, secondo Mosca deve un astronomico risarcimento con 39 zeri, per cui o troverà un accordo o non potrà riaffacciarsi in Russia. Inoltre Maria Zacharova, del ministero degli Esteri, ha precisato che gli aspiranti“figlioli prodighi” saranno ritenuti “responsabili delle dichiarazioni dei loro esponenti governativi”. In altre parole i Paesi che avessero espresso giudizi sgraditi sul conto della Russia saranno banditi. Ergo, l’Italia potrebbe essere esclusa per le recenti frasi di Mattarella pronunciate a Marsiglia e a Tokyo. Ma a parte il ritorno dei grandi marchi (che ci sarà senza dubbio perché pecunia non olet), va notato che, appena cadranno le sanzioni americane, anche se restassero quelle europee, l’economia russa riceverà un enorme slancio. Inoltre il 30% del bilancio oggi impiegato per la guerra verrà utilizzato per misure espansive. L’anno scorso il Pil russo è salito del 4,1%, la sua crescita più alta nell’ultimo secolo. Oggi il Fmi parla di una crescita russa stimata di 1,1% nel 2025. Ma il Fmi le sbaglia tutte: nel 2022 aveva previsto un crollo del Pil russo del 10% in due anni. Il motto di Trump è Make America Great Again: chissà che Putin non lo copi sostituendo la parola America con la parola Russia.