Il Pd vota insieme a Fratelli d’Italia il piano di Riarmo Ue e poi provano a cambiargli nome per la vergogna

Fratelli d’Italia dice sì con Forza Italia allo shopping militare ma si astiene sull’Ucraina. No di Lega, MSS e Avs

Il Pd vota insieme a Fratelli d’Italia il piano di Riarmo Ue e poi provano a cambiargli nome per la vergogna

Non era un voto vincolante ma quello di ieri al Parlamento europeo sulla risoluzione sulla difesa Ue, che contiene il sostegno al piano di riarmo di Ursula von der Leyen, era altamente simbolico e ha sancito la spaccatura tra i partiti italiani anche rispetto alle famiglie d’appartenenza europee.

A favore della risoluzione che accoglie con favore il piano di riarmo, approvata con 419 voti a favore, 204 contrari e 46 astenuti, si sono schierati Forza Italia e Fratelli d’Italia. Contrari Lega, M5S e Avs.

Piscodramma nel Pd diviso tra favorevoli e astenuti

Il Pd, come da pronostici, si è spaccato: 11 astenuti, 10 favorevoli. Hanno votato a favore i riformisti e il presidente del Pd, Stefano Bonaccini. Si tratterebbe della prima volta in cui l’ex governatore dell’Emilia-Romagna non si allinea alle indicazioni della segretaria che ha optato per l’astensione per evitare i voti contrari ma non la spaccatura, che c’è stata lo stesso.

A favore del riarmo l’intero gruppo del Ppe – di cui fa parte Forza Italia – con oltre 150 voti, quello di Renew Europe con oltre 70 voti e circa 140 membri dei Socialisti Ue che votano compattamente con la sola eccezione delle 11 astensioni Pd e del voto contrario dei maltesi.

A favore del testo il gruppo dei Verdi Ue che porta oltre 40 voti e incassa solo 8 defezioni tra cui i quattro italiani. Spaccati invece i Conservatori con FdI e i belgi del N-Va che guidano una pattuglia di una quarantina di eurodeputati a favore del testo mentre votano contro poco meno di trenta, tra cui tutti i polacchi del Pis.

Tra i contrari la sinistra Ue (incluso il M5S), i Patrioti per l’Europa (inclusa la Lega) e l’Europa delle nazioni sovrane con il gruppo dei tedeschi dell’AfD. “Oggi è una pagina nera per la democrazia europea”, commenta la delegazione M5S al Pe.

Compatto e granitico il no dei Cinque Stelle

“Il M5S ha votato no, in piena coerenza, in modo granitico e compatto”, ha spiegato il suo leader Giuseppe Conte. I Cinque Stelle saranno gli unici del centrosinistra a non scendere in piazza il 15 marzo.

Nella manifestazione organizzata da Michele Serra, ha detto Conte, ci sono troppe ambiguità. Il Movimento sarà in piazza invece il 5 aprile contro l’Europa del riarmo.

Le adesioni in effetti alla piazza di sabato comprendono un campo larghissimo che va da Matteo Renzi e Carlo Calenda fino a Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli di Avs passando per Elly Schlein. “All’Europa serve la difesa comune, non la corsa al riarmo dei singoli Stati. È e resta questa la posizione del Pd”, dice la leader dem per tentare di placare le polemiche. Ma nel partito c’è maretta.

Diversi esponenti hanno chiesto di aprire una discussione interna sulla politica estera. Lo hanno fatto le deputate Lia Quartapelle e Marianna Madia, i deputati Piero Fassino e Gianni Cuperlo, la senatrice Sandra Zampa. Ma non solo a casa Pd c’è stato un travaglio.

Le ambiguità dei Fratelli d’Italia

Anche in casa del partito di Giorgia Meloni ci sono stati diversi tumulti. La premier, com’è noto, cerca di barcamenarsi tra l’Europa e l’amico Usa Donald Trump. Dunque ieri a Strasburgo gli eurodeputati di FdI hanno votato a favore del riarmo ma si sono astenuti sull’altra risoluzione, quella su Kiev, per sottolineare la presa di distanza da un testo che, a loro giudizio, non tiene conto delle novità delle scorse ore e finisce “per scatenare odio verso gli Usa”.

“E’ la prima volta che ci asteniamo sull’Ucraina”, ha detto il capodelegazione di FdI, Carlo Fidanza. “E’ diventata una risoluzione non a favore dell’Ucraina ma contro gli Stati Uniti”. FdI poi si è vista bocciare la sua proposta di cambiare il nome al piano di riarmo da ReArm Europe a Defend Europe.

E dovrà affrontare la prossima settimana un test importante quando la maggioranza sarà chiamata a buttare giù un testo di una risoluzione in vista delle comunicazioni che la premier farà in Parlamento.

Un test che dovrà tener conto del fermo sì di Forza Italia alla deriva bellicista e del no della Lega.

Giorgetti: c’è una frenesia sul riarmo che fa sparare cifre

Intanto il ministro leghista dell’Economia ha puntualizzato in Parlamento che c’è una “frenesia che fa sparare cifre”. “Invece di sparare cifre a priori, dobbiamo decidere e sapere quali sono le vere necessità per quanto riguarda gli investimenti militari”, ha detto Giancarlo Giorgetti.

Pur riconoscendo che “l’Italia deve rispettare gli impegni internazionali. Se fa parte di un’alleanza e questa alleanza richiede un impegno del 2% siamo tenuti seriamente a rispettarlo”.