Morte di Ramy, la perizia della procura scagiona i due Carabinieri. “Non volevano speronare lo scooter”. La responsabilità sarebbe dell’amico Fares

Per il perito la morte del 18enne Ramy Elgamal fu determinata dalla "condotta sconsiderata e pericolosa" dell'amico Bouzidi Fares

Morte di Ramy, la perizia della procura scagiona i due Carabinieri. “Non volevano speronare lo scooter”. La responsabilità sarebbe dell’amico Fares

Non vi è dubbio che il 18enne Ramy Elgamal morì perché investito dalla Giulietta dei Carabinieri che lo ha inseguito per oltre 8 chilometri, ma i militari non avrebbero speronato volontariamente lo scooter sul quale viaggiavano lui e Bouzidi Fares il 24 novembre scorso.

I Carabinieri non tentarono di speronarli

È quanto si legge nella relazione depositata ieri dal consulente della Procura di Milano, Domenico Romaniello, nell’inchiesta aperta per la morte di Ramy. “Se non vi sono dubbi circa il fatto che il corpo del trasportato sia stato investito dall’autovettura Giulietta”, scrive il perito, “dall’analisi di tutti i video a disposizione in atti (da tutte le telecamere di sorveglianza acquisite e, in particolare, dalla dash cam della vettura dei Carabinieri denominata ‘Volpe 60’) non emerge mai alcuna intenzione di ‘speronare’ il veicolo in fuga o di farlo cadere”.

La morte fu “un esito imprevedibile”

Per Romaniello “l’operato del conducente dell’autovettura Giulietta nell’ambito dell’inseguimento risulta essere stato conforme a quanto prescritto dalle procedure in uso alle Forze dell’Ordine”, mentre la “concausa determinante” della morte di Ramy, “al di là dei fattori umani connessi ai conducenti, è stata, purtroppo, determinata dalla presenza del palo semaforico che ha arrestato la caduta” del 19enne, “bloccandone la via di fuga e che ha determinato l’urto ed il successivo investimento del corpo al di sotto del veicolo dei Carabinieri”. E “una tale evoluzione non era minimamente prevedibile nel momento di decisione e di attivazione della reazione da parte del conducente del veicolo Giulietta”.

Per il perito il responsabile è Bouzidi Fares

Ma, se per il perito i Carabinieri non sono responsabili del decesso, lo sarebbe invece l’amico di Ramy, Fares (indagato): “è possibile sostenere che le cause del grave sinistro mortale vadano ascritte al comportamento del conducente del motoveicolo Yamaha, Bouzidi Fares, per la sua condotta sconsiderata e pericolosa”, si legge nella relazione.

“Opponendosi all’Alt dei Carabinieri, dava avvio ad un inseguimento anomalo e tesissimo, ad elevatissima velocità lungo la viabilità urbana cittadina, con una guida spregiudicata ed estremamente pericolosa, transitando con semafori rossi, a pochi centimetri da veicoli in marcia regolare con rischio di collisioni, affrontando di notte, in contromano, curve alla cieca”. E con il “suo comportamento sprezzante del pericolo, ha determinato l’inseguimento e le sue modalità e si è assunto il rischio delle conseguenze, per sé e per il trasportato”, conclude Romaniello.